Dodge & Burn

Dodge: Schiarire >>> metodo Schiarisci

Burn: Scurire >>> metodo Luce Soffusa

Il Dodge & Burn ha come obbiettivo di dare tridimensionalità all’immagine, come si raggiunge questo obbiettivo?

Creando una serie di livelli in Photoshop che permettono questa cosa, il primo è u n livello che dovrà lavorare sulla parte luminosa della nostra fotografia, poi ci sarà un altro livello che dovrà lavorare sulla parte in ombra della nostra fotografia.

Questo lavoro andrà eseguito sulla fotografia che ha già il suo contrasto definitivo, per mezzo di due livelli vuoti ai quali verrà dato un metodo di fusione idoneo al lavoro che dobbiamo fare, come abbiamo scritto in alto per schiarire il metodo sarà schiarisci, per scurire sarà luce soffusa.

In aiuto al nostro lavoro ci vengono le maschere di luminosità, queste ci permettono di evidenziare in una fotografia dove dobbiamo schiarire e dove dobbiamo scurire. Il metodo più semplice, dire ance più spartano è crearsi una maschera per le luci, per fare questo andiamo sui canali e premiamo tenendo il pulsante CTRL premito su RGB.

Sulla nostra foto appariranno le formichine, questa non altro che la selezione delle luci presenti nella nostra fotografia. Premiamo il pulsante che si trova nella finestra dei livelli che ci permette di creare una maschera e la nostra maschera per le luci è stata creata. Questa maschera è una maschera abbastanza aperta, cioè mostra anche le parti non troppo luminose vediamo:

Non è molto comprensibile allora ve la faccio vedere sulla fotografia, basta cliccare sulla maschera tenendo premuto il pulsante ALT.

A noi ci serve una maschera più chiusa sulle luci, cioè che evidenzi di più le parti in luce (bianco) e metta in ombra (nero) le parti in ombra. Si fa applicando una regolazione alla maschera, che dovrà essere selezionata.

Ha il quadrato bianco intorno, cioè è stato fatto clik su di essa. A questo punto facciamo Immagine > Regolazioni > Curve: Avremo la regolazione aperta:

Spostiamo i triangolini:

Come vedete più stringiamo la curva più le ombre si chiudono e le luci si aprono, facciamo OK.

Questa sarà la maschera per le luci.

Adesso prendiamo un pennello con opacità 20, e scegliamo un colore relativamente alle tonalità delle zone in luce che vogliamo enfatizzare e spennelliamo.

L’effetto è poco evidente ma vi posso assicurare che cambia la tridimensionalità dell’immagine. Adesso passiamo alle ombre, creiamo come prima la maschera che abbiamo creato, questa colta però con la maschera selezionata facciamo CTRL+I, questo la invertirà e diventerà per le ombre.

A questo punto per evidenziare nella maschera le zone di ombra muoviamo solo il triangolo di sinistra.

Facciamo lo stesso procedimento con il pennello scegliendo la tonalità coerente con la zona dove agiremo con il pennello.

Vediamo l’effetto:

Sulle ombre è più evidente, guardate la terra tra le pietre.

I livelli.

Potrebbe essere opportuno abbassare l’opacità per moderare l’intervento, specialmente sulle luci, che potrebbero virare verso il bruciato molto rapidamente.

Se vogliamo cancellare qualche intervento che abbiamo fatto possiamo usare lo strumento Gomma.

La foto finita

Quello che abbiamo visto fin qui è un sistema per gestire il Dodge & Burn, diciamo il più semplice, possiamo però per la gestione delle maschere di luminosità usare dei pannelli anche gratuiti che ci permettono di scegliere maschere più aperte o più chiuse, questo ci favorisce nella scelta della maschera e nella sua regolazione in funzione della scena su cui lavorare.

A questo possiamo integrare una maschera per le luci e farla lavorare con una sfumatura che la rende più visibile dalla parte dove arriva la luce, facendo in modo di enfatizzare proprio la luce stessa. Nel paesaggio notturno possiamo selezionare una maschera per le luci e con pennelli di varie dimensioni partire con uno piccolo sul punto luce e fare in mode che lo stesso sia più luminoso e aprendo il pennello e diminuendone l’opacità creare delle sfumature che ne aumentano la luminosità in maniera più soft all’aumentare del diametro del pennello, questo ci permette di creare un effetto nebbia intorno al punto di luce. Lo stesso può essere fatto con l’inserimento di bagliori di luce in una fotografia dove la luce radente attraversa la scena, sempre con le maschere si può enfatizzare per mezzo del pennello gestito con le opacità e il colore delle luci stesse.

Schiarire o scurire una scena in modo selettivo aumenta la tridimensionalità della scena e ci restituisce una fotografia con un impatto emotivo più intenso.

Spesso ci fermiamo all’elaborazione senza pesare a come possiamo migliorare la nostra fotografia, il Bodge & Burn è un momento che deve essere considerato in ogni nostra fotografia.

Bracketing automatico …. su EOS R5

Dopo aver scritto un paio di articoli sulla fotografia di paesaggio:

Fotografia di paesaggio

Paesaggi e tecniche… Postproduzione

Desidero fare un articolo sul Bracketing automatico per Canon Eos R5.

Facciamo delle considerazioni teoriche, una volta impostati Tempo, Diaframma e Iso per avere lo scatto con esposimetro al centro, dobbiamo però considerare il fatto che non sappiamo se la fotografia scattata con il tempo più lungo avrà le giuste impostazioni per avere l’istogramma staccato dall’ordinata 0.

Facciamo un esempio, se facendo la lettura della scena per avere esposimetro al centro ho T0,8sec F5.6 iso100 e avrò un certo istogramma proviamo ad aumentare il tempo di esposizione per vedere l’indicazione delle ombre staccata dallo 0, apro, apro e l’istogramma corretto ce l’ho con un Tempo di 6 secondi devo perciò capire quanti stop ci sono tra 0’8 sec e 6 sec.

Partendo da 6sec a scendere, 3,2sec (uno stop), 1,6sec (due stop), 0,8sec (tre stop) ci sono tre stop questo significa che se imposto un bracketing da 7 scatti con l’indicazione al centro avrò tre scatti a destra e tre a sinistra e porterò a casa 7 foto, la più luminosa sarà da 6 secondi la meno luminosa sarà da 1/10sec.

Qual è il limite del bracketing automatico? Il limite è 30 secondi in M, di conseguenza non potendo scattare fotografie con tempi più lunghi di 30 secondi, se ho come lettura con esposimetro centrato di 4 secondi in un bracketing di 7 scatti sono arrivato al limite della funzione automatica.

Andiamo sul pratico, sulla EOS R5 dal menu arancione (1) posso impostare la Sequenza braketing imposto +0- questo mi farà una sequenza di foto dalla più luminosa alla meno luminosa, fatto questo sempre menu arancione, imposto Numero di scatti Bracketing a 7, premendo Q e portando la selezione sull’esposimetro, ruoto la rotella dei tempi e apro il bracketing, cosi, uno stop di differenza per ogni scatto, la funzione è predisposta:

Premendo il pulsante (INFO) posso vedere la scena e l’istogramma (Figura 2).

Premendo il pulsante di scatto (dito medio) a metà attiveremo la lettura esposimetrica, l’esposimetro mostrerà l’indicazione del valore dello scatto con le ombre più aperte, per mezzo dell’indicazione dell’istogramma (quadrato rosso) possiamo intervenire con il dito indice ruotare la rotella dei tempi o eventualmente alluce rotella dei diaframmi sull’indicazione dell’istogramma e portare l’esposizione al valore corretto per avere istogramma staccato dall’ordinata sinistra (freccia verde).

Vediamo una immagine che ci aiuta a capire:

Figura 2

Abbiamo scelto un F8.0 e ISO 100 tenendo premuto il pulsante di scatto aumentiamo il tempo fino a far staccare l’istogramma da sinistra (freccia verde) a 6” siamo apposto, nell’esposimetro vediamo come valuta l’esposizione di questa scena, è chiaro che se ruotando la rotella dei tempi arriviamo a 30”, non possiamo far altro che aprire il diaframma o aumentare gli ISO.

Questo penso sia il modo più pratico di usare il Bracketing Automatico su EOS R5, il limite sono 7 scatti, e 30 secondi

Qui sopra il classico bracketing di sette scatti.

Marco Venanzi

Paesaggi e tecniche… Postproduzione

Ho deciso di espandere la parte relativa alle tecniche di scatto ragionando su vari tipi di fotografie classici della fotografia di paesaggio.

La fotografia di paesaggio, può essere divisa in molti generi, proviamo a vedere i principali:

Paesaggio naturale terrestre.

Paesaggio naturale marino. (Presenza dell’acqua Laghi)

Paesaggio con elementi dove è presente l’intervento dell’uomo.

Paesaggio notturno. (Compreso l’astrofotografia paesaggistica)

Il paesaggio naturale terrestre, cioè quello nel quale si trovano elementi naturali può essere rappresentare tanti tipi di fotografie, le montagne, le cascate, paludi, boschi, deserti….

Il paesaggio naturale marino, cioè quello che ritrae elementi naturali dove il mare è il soggetto principale.

Il paesaggio con elementi dove è presente l’intervento dell’uomo, cioè tutte le situazioni in cui anche se potrebbero essere foto naturali è presente un struttura edificata dall’uomo.

Il paesaggio notturno, cioè la fotografia che viene ripresa nelle ore notturne, vedi la fotografia delle paesi, città, ma anche quella di aree naturali dove è presente il cielo in evidenza con le stelle e la luna.

Ho scelto di suddividere la fotografia di paesaggio in questa quattro grandi aree perché è così facile anche poter arrivare a descrivere le varie tecniche di scatto.

Nella prima parte di questo scritto si è parlato in generale su la fotografia di paesaggio e di come impostare la fase di scatto adesso vorrei parlare di tecniche particolari prendendone una per una spero con una sequenza che sia di facile comprensione.

La fotografia di paesaggio naturale ci mette molto spesso di fronte a delle problematiche, per esempio scattare una fotografia tutta a fuoco quando c’è un elemento in primo piano e poi un soggetto molto lontano, fotografare una cascata con acqua in movimento volendo sfruttare al massimo l’effetto che questa può regalarci. Fotografare un zona dove è presente una grande differenza di gamma dinamica come può essere una zona con tante ombre molto scure e zone molto luminose. Fotografare in una zona boschiva o arida dove possiamo catturare particolari e texture che possono regalarci fotografie interessanti, già queste varianti ci danno la possibilità di raccontare alcune tecniche di ripresa molto interessanti, ne elenco qualcuna che penso debba essere patrimonio e che il fotografo naturalista debba padroneggiare abbastanza bene.

Il Focus stacking

La tecnica del Bracketing (manuale e automatico)

Tecniche di ripresa e esempi pratici

Postproduzione e sinergie tra le varie tecniche di ripresa.

Il Focus Stacking è una tecnica che permette tramite più scatti di realizzare una fotografia che ha al suo interno gli elementi o parte di essi completamente a fuoco anche quando la profondità di campo determinata dal diaframma non lo permette. Cosa significa, se io ho una fotografia con un soggetto in primo piano e uno nella zona di sfondo e li voglio entrambe a fuoco dovrò per forza di cose trovare il modo di realizzare una foto completamente a fuoco o più foto che poi saranno unite in postproduzione, questa ultima tecnica è il focus stacking, la ripresa in focus stacking può essere manuale o automatica. Per ripresa manuale, si decide quanti scatti fare in funzione dei piani che desideriamo a fuoco, potrebbero essere 3, ma anche 5 dipende dal diaframma usato e dalle distanze in gioco tra i vari elementi della fotografia, automatico, è una funzione della macchina fotografica noi decidiamo il punto di messa a fuoco e lei scatterà un numero di fotografie che noi impostiamo, lei muovendo il motore dell’autofocus, non tenendo conto dei soggetti, ma solo dell’intervallo che abbiamo impostato scatterà le fotografie. Il risultato è che avremo è un numero di fotografie con la stessa inquadratura, ma con zone di fuoco differenti. (il sistema automatico viene molto usato in macro fotografia per realizzare foto di insetti tutto a fuoco).

La parte di postproduzione…

Si aprono le fotografie selezionandole tutte insieme e portandole in Photoshop cosi che le avremo tutta aperte insieme in ACR (Adobe camera raw), meglio in Lightroom si selezionano tutte e sincronizzate e dopo lo sviluppo si aprono come livelli in Photoshop, suggerisco di non usare la fusione automatica dei livelli di Photoshop perché crea della maschere che molto spesso non garantiscono un buon risultato, invece quando abbiamo i livelli possiamo fare noi delle maschere cosi da portare in vista le aree che desideriamo siano visibili di ogni livello.

Il Bracketing dell’esposizione è una funzione della macchina fotografica perciò guardare il libretto delle istruzioni della macchia sicuramente aiuta, questo permette di scegliere un numero di fotografie che verranno scattate in automatico dalla macchina come minimo 3 ma possono essere 5,7, ecc.

In questo caso farà tre fotografie, un a 0, una a +1stp e una a -1stp.

L’importante di questa tecnica fotografica è capire la sua potenzialità e finalità e cioè sopperire alla mancanza di gamma dinamica delle macchine fotografiche, cosa significa, se scattiamo una fotografia al tramonto avremo per forza di cose necessita di poter vedere gli elementi non direttamente illuminati dal sole o in ombra, il bracketing dell’esposizione ci permette di avere fotografie con una luminosità corretta nelle varie aree, come si può capire possiamo anche in questo caso farlo in automatico vedi la figura sopra, decideremo il numero di fotografie e come dovranno essere esposte, o in manuale scegliendo noi come gestire i scatti. Se per la funzione automatica le cose sono veramente semplici una volta deciso il numero dei scatti e l’esposizione da dove iniziare a scattare si fa partire la sequenza e così avremo la serie di fotografie da elaborare.

Una nota importante come scegliere l’esposizione di scatto?

Quando abbiamo scelto di quanto sovra esporre e sotto esporre le fotografie abbiamo un’altra scelta importante da fare dove posizionare l’esposizione della prima fotografia, questo ci permette di avere delle fotografie che potremo fondere meglio, mi spiego meglio, l’esposimetro può leggere in quattro modi, se legge l’intero fotogramma avremo una media di tutte le aree, se legge in spot leggerà un punto del fotogramma, questo per dire che la fotografia del bracketing a più alta esposizione, cioè più luminosa sarà quella che dovrà essere esposta correttamente per le aree più in ombra, una volta compresa questa, come fare una volta fatta la lettura dell’esposizione con esposimetro a 0, aumentiamo il tempo di scatto fino ad avere una corretta esposizione questo farà in modo che si sposta di un certo numero di /3 di stop l’esposizione, vediamo quanti sono e sottraiamoli alla esposizione corretta. Cosa ci permette questa cosa, delle tre fotografie che scattiamo, una che ci deve garantire la lettura delle ombre, questa sarà la fotografia principale perché nel bracketing useremo le due con esposizione più bassa per recuperare le aree più luminose, facciamo un classico esempio se fotografiamo un tramonto contro luce, ma davanti a noi abbiamo una casa, la parte in ombra sarà nera, ecco noi dobbiamo fare in modo che la fotografia che più alta esposizione del bracketing ci permetta di vedere le zone in ombra, le altre foto diciamo 2 o 4 o 6 ecc…. Saranno tutte uno stop in meno di quella foto li. Diciamola ancora in un altro modo se inquadriamo il tramonto e mettiamo l’istogramma corretto per la parte in luce avremo sicuramente la parte destra della curva che spianata a destra.

A dir poco come questo istogramma qui sopra, dalla condizione in cui l’esposimetro è a zero dobbiamo aumentare il tempo di scatto fino ad avere un istogramma corretto, il valore in terzi di stop lo dobbiamo togliere dal bracketing, così da avere la fotografia più luminosa del nostro bracketing alla esposizione delle ombre. Come si chiama in un altro modo questa cosa compensazione dell’esposizione.

Chiudiamo con un ultimo considerazione se abbiamo deciso un braketing a tre fotografie e per avere le parti in ombra superiamo uno stop, significa che non potremmo avere le zone in ombra alla giusta esposizione, questo che significa, che per avere un bracketing che ci dia come risultato il recupero della gamma dinamica dell’intera fotografia quando nella inquadratura vediamo che la gamma dinamica è molto ampia per avere un recupero che funziona dobbiamo aumentare il numero degli scatti da tre a cinque, anche sette, se non nove, è qui che si passa al bracketing manuale.

Il Bracketing manuale è fondamentalmente utilizzato se la macchina non ti permette di impostare due cose un tempo maggiore di 30 secondi, oppure non ti fa scegliere un numero di scatti sufficienti a coprire la gamma dinamica, ragioniamo su questa cosa.

La mia inquadratura dopo aver impostato iso e diaframma per avere un istogramma corretto cioè esposto sulle ombre supera i 30 secondi.

La mia inquadratura dopo aver impostato iso e diaframma presenta delle aree in ombra completamente chiuse, senza dettaglio e delle zone di luce completamente bruciate, facendo un bracketing automatico la foto per le ombre è ancora illeggibile in queste, la foto per le luci continua a essere bruciata.

Nei due casi sovra esposti abbiamo bisogno di un bracketing manuale. Il classico esempio di bracketing manuale è la fotografia notturna dove ci sono zone completamente in ombra e zone delle luci completamente sovraesposte come impostiamo la fase di scatto il ragionamento è semplice viste le considerazioni precedenti, prima di tutto dobbiamo impostare ISO e diaframma in questo potrei usare un modo diverso mettiamo ISO e il tempo a 30 secondi e vediamo che diaframma avremo per poter leggere le ombre, se abbiamo l’istogramma vediamo quando questo sarà staccato da sinistra, se otteniamo un diaframma che è superiore di F4 siamo a cavallo, in alcuni casi anche F2.8 potrebbe andarci bene, dobbiamo solo essere sicuri della messa a fuoco e che le fotografie siano nitide. Cosa succede se invece il diaframma trovato o le fotografie non sono sufficientemente nitide o ancora scure, siamo costretti a fare dei scatti con tempi più lunghi, questo lo possiamo fare in B (Bulb) partendo o da 60 secondi o addirittura da 120 secondi.

Una volta trovato il punto d’inizio faremo tanti scatti fino ad ottenere la foto con più alta luminosità esposta per le luci. Potremmo arrivare anche a 17 fotografie partendo da 120 secondi per arrivare a una fotografia da 1/500 di secondo.

La parte di postproduzione…

Il bracketing ha molteplici modi per essere elaborato e portato ad una fotografia.

Uno semplice con due o tre fotografie per mezzo di maschere di livello e un pennello, o anche tramite delle selezione che generano maschere. La cosa si complica quando ci sono tempi lenti e movimento dei soggetti che compongono la fotografia, un esempio classico è il movimento delle barche nel porto in una fotografia marina, molti fotografi non risolvono questa cosa se si vedono tante fotografie con bellissimi bracketing, ma le barchette sono fantasmi in mare un trucco per questa cosa e fare delle fotografie correttamente esposte per fermare il loro movimento, alzando l’ISO e grazie alle maschere possiamo sistemare anche questo problema.

Cosa succede se la gamma dinamica impone un grande numero di fotografie, ci sono molti metodi per elaborare vediamone qualcuno.

Il primo sicuramente è tramite le maschere di luminosità, non entro nella parte di utilizzo anche perché il web è pieno di tutorial e video, importante è capire la filosofia utilizzare, in una fotografia ad alta gamma dinamica dobbiamo fondere le varie fotografie in modo da utilizzare le zone delle varie fotografie correttamente esposte, questo si ottiene tramite le maschere di luminosità. Ci sono delle azioni gratuite o dei pennellini che le creano, ma ci sono anche dei veri e propri plugin che fanno il lavoro sporco di fusione in modo buono, va comunque mantenuta una certa post produzione della fusione per avere il risultato finale.

Tecniche di ripresa e esempi pratici

Una cosa di cui ho parlato poco e come procedere allo scatto, all’atto della pianificazione è buona cosa specialmente quando si fa parecchia strada e si hanno pochi giorni se non ore, pianificare bene il nostro tempo, direi addirittura decidere già in fase di pianificazione le posizioni, per poi lasciare la scelta della composizione nella fase di montaggio attrezzatura.

Per questo scegliere in funzione dell’orario il posto dove fotografare, cioè decidere per ogni posto, se meglio alba o tramonto, controllare se per qualche motivo dovuto al meteo non si potrà scattare e mettere in programma una soluzione alternativo, scegliere tre punti compositivi (Gmaps/Earth), decidere la priorità, decidere inquadratura orizzontale, verticale, panoramica.

Un esempio pratico: tramite GEarth si può avere una visualizzazione tridimensionale del luogo, con la visualizzazione Street view si possono veder anche punti di ripresa.

Per vederlo nel browser cliccare qui

Per vederlo nel broswer Clikkare qui

Comprendere per le inquadrature scelte quale setup è necessario, mm obbiettivo, filtri, comprendere la gamma dinamica per i momenti scelti.

Capire se necessario focus stacking o/e bracketing.

Sequenza di montaggio, arrivati sul posto verifica condizioni, decidere se proseguire con il montaggio, partire dal mettere lo zaino in posto sicuro, montare il cavalletto, mettere in bolla la testa, controllare prima di montare la camera a mano libera la composizione, verificare punti nei dintorni, installazione della camera, verifica composizione e scatto di prova, montare holder filtri, verifica con polarizzatore, attenzione al cielo per macchie dovute a polarizzazione, se c’è acqua polarizzare l’acqua.

Decidere in funzione della composizione e della conformazione il tipo di GND. Controllare esposizione.

Decidere se montare ND e calcolare i tempi.

Predisporre lo scatto remoto.

Esempio:

Una classica passeggiata sera in inverno a Roma sul lungo Tevere ci permette di trovare una vasta gamma di composizioni sia dalla parte alta dei muraglioni che dalla sponda del Tevere. Una classica fotografia di Roma è da Ponte Umberto I qui si possono scattare sia fotografie con grandangolo che con teleobbiettivo, nella mia ultima uscita ho portato anche il 100-400 e ho scattato questa fotografia.

La fase di scatto, arrivato sul ponte non è semplice trovare posto, se si arriva una mezz’ora prima del tramonto è meglio, si piazza il cavalletto si livella la macchina, a questo punto si cerca la composizione che è un classico, la messa a fuoco sul ponte e poi in manuale, la lunghezza focale per questa composizione è 142mm, le impostazioni di scatto sono state ISO 100, F11, e una braketing di 9 scatti partendo da 30 secondi a scendere di uno stop per volta.

Suggerimenti quando si scatta con un teleobbiettivo, non si deve in nessun caso toccare la macchina, una volta impostata, si controlla con l’APP del produttore della macchina fotografica e si gestiscono i vari scatti con i tempi a scendere di stop in stop, 30sec, 15,sec, 8sec, 4sec, 2sec, 1 sec, 1/2sec, 1/4sec 1/8sec, 1/16sec.

La Post produzione per unire i Raw utilizzo un plugin che facilita enormemente il lavoro di post produzione, è il Blending v2.1 del TM panel

Ma andiamo per step cosi come procedo.

Aprendo in Bridge la cartella che contiene i raw li seleziono tutti e poi faccio tasto destro cosi:

E poi apri in Camera raw. Questo sarà il risultato:

Avremo a sinistra tutti i files prendo come foto master il file che ha istogramma diciamo piu corretto, poi tenendo premuto SHIFT seleziono il più scuro e poi il più chiaro, cosi da avere tutti i files selezionati:

A questo punto scelgo il profilo NEUTRO, e poi regolo esposizione in modo da avere un file abbastanza de contrastato, con ombre aperte e bianchi recuperati, flaggo la correzione dell’ottica, e della rimozione dell’aberrazione cromatica, tutti gli altri parametri sono a zero non con le impostazioni di default di Camera Raw.

A questo punto faccio Apri, si aprirà photoshop e avremo tante schede aperte per tanti file raw che avevamo in Camera Raw, qui utilizzeremo il plugin Bending v2.1 la prima funzione servirà a riunire tutti i files in un’unica scheda mettendoli in ordine

Troveremo perciò questa situazione:

Tutte le schede saranno raggruppate in una scheda soltanto con i file messi su livelli in ordine dal più chiaro al più scuro. A questo punto sempre tramite il plugin blending v2.1 faremo la l’unione dei vari livelli con le esposizioni a diverse luminosità (il plugin come vedete nell’immagine sopra seleziona tutti i livelli e questa cosa deve essere sempre mantenuta mentre lavora)

Cliccando su Blending Options potremo scegliere quale lavoro farà il plugin:

Io scelgo sempre tutte e quattro le spunte poi eliminerò i livelli che non mi ritornano utili nella fase di postproduzione. Clicchiamo su Process Selected Layers, questa fase è un po’ più lunga perché il plugin elabora la fusione tra i vari livelli restituendoci della azioni da fare. La prima è il controllo della esposizione del SDR.

Questa è la condizione come vedete  l’istogramma nel campo SDR può essere recuperato utilizzando lo slide Esposizione

Il risultato è un miglioramento della luminosità generale della fotografia, non sono necessari altri interventi e si preme OK. A questo punto si riaprirà Camera Raw e adesso potremo lavorare sulla fotografia come fosse un Raw, per quanto mi riguarda in questa fare opero controllando ancora l’istogramma. Regolando l’esposizione e controllando il contrasto dell’immagine tramite la curva.

Dopo aver fatto questi controlli sull’immagine procedo con OK.

Il risultato saranno una serie di livelli il primo che consideriamo è quello denominato “Blend – ACR Finalize”, questo vede il Filtro Camera Raw, sul quale abbiamo operato il recupero di Esposizione, e la curva per il contrasto, su questo Filtro possiamo sempre operare delle correzioni. Poi abbiamo il Livello “Blend Color Split” questo opera un ottimo recupero dei colori della fotografia.

Prima:

Dopo:

Ma come si vede chiaramente la parte del Cielo è particolarmente scialba in questo livello, perciò creiamo una maschera per non applicare tale intervento sul cielo.

Tenendo permuto il tasto ALT creaiamo la Maschera.

Come si vede il cielo adesso mantiene la sua componente di colore.

Vediamo adesso il livello Gotham Mood, se possiamo avere un miglioramento di questa fotografia.

Prima

Dopo

Per come interviene sulla fotografia aumentando molto la luminosità, io applico una nuova maschera che esclude il cielo anche in questo caso, ma ho già in mente un’altra regolazione per restituire all’immagine una componente di contrasto presente nella scena reale.

Il contrato lo gestiamo controllando per mezzo della regolazione Valori Tonali come la luminosità si sviluppa nella scena, come vedete la parte di ombre e di luci ha della aree dove non ci sono informazioni, spostando i triangoli e portandoli a contatto con l’inizio della curva restituiamo contrasto a tutta la scena.

Ci sono degli interventi su questa fotografia che desidero fare il primo avere un cielo più interessante, lo ottengo aumentando la saturazione solo per il cielo, mascherando la parte del primo piano.

Vorrei anche intervenire su la zona a sinistra della fotografia dove ci sono zone di blu che non mi convincono.

Con una regolazione tonalità e saturazione mascherata nera sul blu e ciano completamente desaturata spennello sulle aree che voglio correggere, i tetti.

Prima

Dopo

Maschera

A questo punto si può dire che la fotografia sia finita, ci sono delle cose che ancora mancano, eliminazione elementi di disturbo, la Gru, il filo che attraversa la parte bassa in acqua, creo un livello unico con CTRL+SHIFT+ALT+E

Tramite lo strumento rimuovi passo sul filo, come sopra, e sulla gru come sotto, in più step

Con il pennello clone tolgo l’alone dal cielo e sistemo la cupola.

Questo è il risultato, adesso do un po’ di nitidezza alla fotografia prima del salvataggio, creo un livello con oggetto avanzato. E apro il Filtro Camera Raw, vado nella finestra dettagli e provvedo cosi, metto lo slide dettagli a 100, tenendo premuto ALT sposto lo slide della mascheratura in modo tale da vedere dove applicare la nitidezza, lo stesso faccio per il raggio con il tasto ALT premuto vedo a quali dettagli applico la nitidezza, più sono fini più dovrà essere piccolo il raggio, in fine la nitidezza con questo slide si determina il fattore di intervento.

Questo è il risultato, la postproduzione per quanto mi riguarda su questa fotografia si ferma qui, è chiaro che si possono fare ulteriori interventi creativi secondo le nostro gusto, Dodge and Burn, Orton e Glow, eventuale Vignettatura.

La fotografia finita secondo la mia interpretazione, cliccando sull’immagine si apre il file sul web

Questa guida ha lo scopo di mostrare come realizzo i miei scatti e come interpreto questo genere fotografico, presto aggiungerò un esempio relativo alle paesaggio marino, dove l’utilizzo i filtri.

Fotografia di paesaggio

In questo scritto c’è la mia interpretazione di cosa intendo per fotografia di paesaggio, è solo uno spunto per avere un punto di vista.

La fotografia di paesaggio è il genere fotografico tra i più diffusi, chi si avvicina alla fotografia si confronta con il fotografare ciò che ci circonda, che sia naturale o urbano.

In questo scritto si daranno per scontate le conoscenze di base della fotografia, verranno però richiamati i processi che ci aiutano a ottenere delle caratteristiche particolari nella fotografia.

Qual è il patrimonio di conoscenze che il fotografo deve avere per poter effettuare una fotografia, sicuramente deve conoscere quali sono i fattori che influenzano una fotografia, proviamo a fare un elenco:

L’inquadratura, La Composizione.

L’orario di ripresa.

Analizzare la luce nell’inquadratura.

Avere la capacità di cambiare prospettiva.

Scegliere il soggetto che attrae e che determina poi l’aspetto emotivo dell’intera immagine.

Se pensiamo a ogni punto scritto ci rendiamo conto che questi determinano come pensare a una Fotografia dal momento che si parte al momenti che si apre il file nel nostro programma di post produzione.

Adesso andiamo sul partico la migliore luce e le condizioni più interessanti si trovano quando il sole è presente, dal buio prima dell’alba e un’ora dopo dell’alba, lo stesso per il tramonto, un’ora prima del tramonto fino al buio, queste indicazioni valgono per il meridiano in Italia, quando il cielo è coperto possiamo trovare situazioni interessanti durante tutto il giorno.

Quando arriviamo sul punto che abbiamo scelto di fotografare è importante si guardare il soggetto per capire come inquadrarlo, ma è anche importante guardarsi intorno per capire da dove è possibile posizionarsi per trovare un inquadratura interessante. L’inquadratura è sicuramente la più importante delle caratteristiche di una fotografia di paesaggio, nella fotografia di paesaggio dove c’è una parte che fa parte del primo piano e una che fa parte del cielo/paesaggio tra queste si cerca di trovare un equilibrio, per raggiungere questo equilibrio ci viene in aiuto la regola dei terzi che non è altro che la suddivisione dell’inquadratura con due linee verticali e due orizzontali equi distanti, il loro incrocio determina in una fotografia i punti d’interesse.

Nella fotografia di paesaggio vengono usati gli obbiettivi grandangolari, ma anche teleobbiettivi, i primi per la loro caratteristica ottica hanno un grande angolo di ripresa, per migliorare le nostre fotografie è sempre importante creare profondità, mettendo un elemento in primo piano che può stare vicino a un punto della regola dei terzi, e mettendo il fuoco su di esso si crea la prospettiva dalla quale parte lo sguardo dell’osservatore. Il grandangolare ha per la sua costruzione ottica quando l’inquadratura non è parallela all’orizzonte, avendo una certa inclinazione verticale determina una distorsione della prospettiva della scena, è importante fare attenzione ed avere la macchina fotografica a livella.

I teleobbiettivi ci permettono di fotografare porzioni più ristrette di paesaggio, dandoci la possibilità di riprenderli anche da distanze anche considerevoli.

Adesso vediamo come dobbiamo prepararci per poter avere una fotografia.

Ci sono delle fasi che ci permettono di prepararci le suddivido in più punti cosi da poterli analizzare:

Pianificazione

Preparazione dello zaino

Analisi della luce, Composizione

Montaggio

Valutazione del tempo in funzione dei corpi in movimento.

Procedura di scatto

Verifiche post scatto

Pianificazione

Come per tutte le tecniche fotografiche c’è un la parte pianificazione, questa va dallo scegliere il posto da riprendere, analizzare come la luce si muove dall’alba al tramonto, decidere il periodo dell’anno migliore per le condizioni meteo e ambientali che desideriamo.

Il posto che desideriamo fotografare è forse la parte più semplice, è frutto del nostro gusto e dei nostri interessi comunicativi, come riprenderlo è sicuramente la parte più complessa, va analizzata la composizione tenendo conto di come il sole si sposta in modo tale da rendere la scena interessante, valutare il meteo in merito alle condizioni che vogliamo avere, se siamo in presenza del mare considerare le maree.

I fattori principali li abbiamo elencati, considerarli e dare priorità ci permette di realizzare la fotografia, sono i pensieri che ci occuperanno la mente durante la pianificazione di ogni fotografia.

A supporto della pianificazione i nuovi sistemi tecnologici ci aiutano, prima di tutto l’utilizzo di mappe online sia bidimensionali che in 3D ci permettono di valutare i posti che ci interessa fotografare, vedere altre fotografie scattate in quei stessi posti.

A queste possiamo affiancare app che ci permettono di valutare come il sole illumina la scena sia per direzione che inclinazione, decidendo anche il giorno particolare che vogliamo effettuare la fotografia.

Le app che ci permettono di conoscere le maree ci permettono di conoscere quale livello avrà il mare relativamente alla riva del mare.

A queste aggiungere app per il trekking per raggiungere il punto prescelto.

Preparazione dello zaino

La preparazione dello zaino è sicuramente una della parti che ci permette di affrontare una uscita in sicurezza ed avere tutto quanto può essere necessario per affrontare la nostra sessione fotografica.

Certo se andiamo a fotografare un ambiente urbano tante cose saranno superflue, ma se invece andiamo in ambienti naturali le cose cambiano potrebbe essere necessario camminare, affrontare anche salite o discese, allo stesso tempo condizioni meteo variabili.

La parte prettamente fotografica di preparazione vede nel riporre in condizioni sicure, la nostra macchina fotografica, i relativi obbiettivi, batterie, un comando a distanza, i filtri, il treppiede, livella se la macchina non è dotata, questo è il minimo indispensabile. Aggiungerei una pezza o più per la pulizia delle lenti, una busta di plastica per la protezione in caso di pioggia, i copri zaino impermeabile.

In caso di escursione breve diciamo fino a trenta minuti dal punto dove lasciamo il mezzo di trasporto aggiungerei delle cose da portare sempre con noi.

La descrizione che seguirà è prettamente invernale proprio perché in questa stagione ci saranno le condizioni per scattare fotografie di forte impatto, lo stesso in montagna dove le condizioni meteo possono essere estremamente variabili, prima di tutto un indumento anti pioggia/vento se non indossato, un ulteriore felpa, cappello/passa montagna, scarponi alti. Considererei anche un sacco da appendere al treppiede da riempire con pietre nel caso ci sia forte vento, in alcuni casi si sostituisce la parte terminale con delle punte in acciaio proprio per rendere il più stabile possibile il treppiede. Poi sempre per condizioni outdoor porterei in EDC minimo composto da accendino, coltello multi uso, coperta termica emergenza.

Analisi della luce, Composizione

La prima considerazione è arrivare almeno un’ora prima del momento in cui vogliamo iniziare a scattare, questo ci permette di avere margine per la scelta del posto, per il montaggio, e poi:

Già mentre ci avviciniamo al punto prescelto per la fotografia comincerei ad analizzare se le informazioni che abbiamo recuperato in fase di pianificazione corrispondono a quanto stiamo trovando sul campo, posizione del sole, condizione del meteo/nuvole, come influiranno nella nostra composizione, altezza, velocità, aperture nel momento del tramonto, ecc…

Scegliere la composizione con delle inquadrature senza cavalletto spostandoci per vedere come vengono guardando in camera, una volta trovato il cosiddetto PDR (punto di ripresa) si passa al:

Montaggio

Questa fase anche se spesso data per scontata deve essere un momento che non si deve affrontare con frenesia, aprire il treppiede, considerare la presenza del vento, onde del mare, metterlo in sicurezza agganciando pesi per renderlo più stabile, controllare che tutti i sistemi di blocco siano assicurati, verificare, le piastre di ancoraggio, assicurarsi che tutto sia serrato, insomma prendiamoci il tempo necessario per avere tutto al sicuro.

Valutazione del tempo in funzione dei corpi in movimento.

A questo punto si avvicina il momento più importante, quello che ci porterà ad acquisire il nostro file, perché dedico una parte così importante a questo momento, perché dobbiamo valutare cosa vogliamo nella fotografia, un cielo con nuvole statiche? O una cielo con nuvole mosse? Lo stesso vale per il mare, vogliamo bloccare le sue onde? O vogliamo avere un mare completamente liscio con il bianco vicino alle zone d’impatto?

Nel considerare cielo e mare, dobbiamo valutare la velocità delle nuvole, più saranno basse più saranno veloci, più il mare sarà mosso più avremo un effetto particolare in funzione del tempo di scatto.

Procedura di scatto

La procedura di scatto è funzione delle considerazioni prima eseguite, ma veniamo a come impostare la macchina, una volta montata sul treppiede, avremo varie situazioni la prima è una fotografia diciamo standard, scelta la composizione, scelto il punto di messa a fuoco, si decide la triade ISO, Diaframma, Tempo, proprio in questa sequenza, l’ISO o sensibilità nella fotografia di paesaggio è fissa ed è il valore nativo del sensore, la stragrande maggioranza è 100, il diaframma determina la profondità di campo della nostra fotografia, si procede di conseguenza alla messa a fuoco nel punto desiderato, usando il livewiev, in manual focus, in generale nella fotografia di paesaggio si cerca di avere la scena il più possibile a fuoco, per ottenere questo risultato si utilizzano valori di F (diaframma) abbastanza chiusi direi che la massa delle fotografie vengono scattate con diaframmi di F8, F11, in alcuni casi anche F16, chiudere di più il diaframma ci fa incorrere in effetti negativi nella qualità fotografica dovuti alla diffrazione, impostato questo valore, possiamo a questo punto stabilire il tempo di scatto, le tecniche sono due la prima più classica per mezzo dell’esposimetro di cui tutte le macchine fotografiche sono dotate, premendo il pulsante di scatto a metà effettuerà la lettura, se l’indicatore sarà a sinistra sarà sotto esposta e dovremo aumentare il tempo di apertura dell’otturatore, viceversa se sarà a destra dovremo diminuire il tempo di apertura dell’otturatore, dobbiamo portare l’indicatore dell’esposimetro al centro. Questo sistema tiene conto dell’impostazione che abbiamo scelto in macchina della lettura della scena dell’esposimetro, non avremo una protezione di sovra esposizione sotto esposizione delle zone più chiare e più scure nel 70% dei casi, dipenderà molto dalla nostra esperienza.  Il secondo metodo è molto più affidabile è tramite l’istogramma, le macchine fotografiche dotate di schermo possono visualizzare oltre la scena e l’esposimetro anche questo indicatore.

L’istogramma ci permette di verificare quando una scena è correttamente esposta in modo semplice e intuitivo, avremo disegnato le aree di luminosità di una fotografia da sinistra a destra, dalle più scure alle più chiare, se la raffigurazione tocca il alto sinistro l’immagine sarà sottoesposta, viceversa se tocca il lato destro sarà sovraesposta, regoleremo il tempo di scatto per avere una rappresentazione come la figura al centro che vedi sopra. A questo punto facciamo uno scatto di prova, questa sarà la fotografia diciamo standard.

A questo punto possiamo introdurre dei Filtri se desideriamo:

Il primo è il Polarizzatore CPL, questo permette di eliminare i riflessi sia dall’acqua che dalle zone riflettenti vetri ecc, ci permette di vedere il fondo del mare (se pulito), rende le il fogliame più bello togliendo i riflessi, dona alla fotografia migliore qualità. Ruotando il filtro possiamo scegliere dove farlo lavorare.

Il secondo è il GND (graduated neutral density) questo permette di equilibrare il livello di luminosità nella fotografia, in particolare diminuisce l’intensità della luce nella zona del cielo, asseconda della gradazione e del disegno della transizione aiuta a gestire le parti più luminose.

Questi due filtri possono essere montati prima dello scatto standard in modo tale da gestire la luce, l’istogramma mostrerà il livello di luminosità della varie aree, per mezzo del tempo possiamo potare l’istogramma all’esposizione corretta ed effettuare lo scatto, nel paragrafo filtri troverete una spiegazione dei tipi e del sistema per utilizzarli asseconda della varie situazioni.

Il terzo Filtro è quello chiamato ND (Neutral Density) questo filtro ha una caratteristica particolare, permette con una scena data di aumentare come desideriamo il tempo di scatto, la sua gradazione parte da 2 stop (ND4) fiano ad arrivare anche a 20 stop (ND1000K), l’utilizzo di questi filtri permette di ottenere vari effetti sulla nostra fotografia in particolare per tutto ciò che si muove, dal cielo al mare, alle piante. Come si utilizzano, una volta eseguito lo scatto standard con o senza altri filtri (Polarizzatore o GND), il valore del tempo che abbiamo ottenuto correggendo con risultato un istogramma equilibrato, possiamo per mezzo del valore di stop aumentare il tempo di scatto, per esempio se il tempo ottenuto per eseguire lo scatto standard era di 1 secondo con un filtro ND8 da 3 stop avremo 1sec+(1-stp)=2sec+(2-stp)=4sec+(3stp)=risultato8sec, comprenderete bene quale potenzialità hanno i filtri ND.

Ricapitoliamo lo scatto senza filtri ci restituisce grazie all’aver centrato l’istogramma una foto equilibrata, lo stesso accade quando mettiamo il polarizzatore e il GND, questi ci permettono di eliminare i riflessi, diminuire la differenza di luminosità della parti chiare e quelle scure. Una volta eseguito lo scatto di prova e visto il tempo se inseriamo un Filtro ND possiamo allungare il tempo a nostro piacimento, scegliendo il filtro ND con il valore di stop che desideriamo. A questo punto per mezzo telecomando scattiamo la foto con il tempo che abbiamo ottenuto.

Verifiche post scatto

Finalmente abbiamo il nostro file nella scheda della macchina fotografica, prima di provare un nuovo scatto vi suggerisco di perdere almeno un paio di minuti per verificare quello appena fatto, sicuramente possiamo attivare la visualizzazione dell’istogramma per il file appena acquisito, questo ci permette di capire se quello che abbiamo fatto e il tempo impostato sono corretti, possiamo verificare l’effetto nel caso li abbiamo istallati dei filtri sulla nostra fotografia, possiamo valutare se modificare prima di tutto la composizione, eventuali modifiche sulla parte polarizzata, lo stesso per la linea di transizione del filtro GND e diminuire o aumentare gli stop del filtro ND.

Siamo arrivati alla fine di questa breve guida, come tutti i miei scritti sono molto concreti, senza fronzoli. A seguire troverete una piccola guida su attrezzatura, filtri e postproduzione..

Attrezzatura

L’attrezzatura per la fotografia di paesaggio è come per tutte i generi fotografici concentrata su poche cose veramente importanti farò perciò un elenco con delle note che possono essere di comprensione.

Treppiede

Macchina fotografica

Obbiettivo

Telecomando

Livella

Filtri

Treppiede

Tra le cose più importanti c’è il treppiede per certi versi è quello che fa la differenza molto spesso nella fotografia di paesaggio, il treppiede deve avere una caratteristica fondamentale, la stabilità, questa cosa va di pari passo con il peso più è pesante più è stabile, questa cosa è però ha un effetto negativo relativamente al trasporto. Come comportarci allora?

Per quanto mi riguarda io ne ho due, uno da viaggio, e uno con dimensioni e penso più consistenti, quello da viaggio lo utilizzo in tutti quei casi dove le condizioni di scatto sono abbastanza tranquille, per esempio la fotografia urbana, mi posso spostare facilmente anche per lunghe distanze, è abbastanza piccolo che non desta interesse. Il secondo invece è più pesante praticamente più del doppio, idoneo per posizionarmi in punti dove ci sono condizioni atmosferiche e ambientali che potrebbero influire sul risultato della fotografia.

Caratteristiche, il 90% dei treppiede vengono venduti con una colonna centrale e una testa, il mio suggerimento è evitare l’uso della colonna centrale, questa riduce notevolmente la stabilità sulla nostra macchina fotografica, eviterei anche di prendere la testa se non di particolare qualità, normalmente non sono cosi, cosa scegliere il carbonio o l’alluminio, ritorniamo al problema della stabilità i treppiedi stabili sono pesanti, perciò a parità di peso sicuramente il carbonio ha delle caratteristiche migliori, il problema che prendere un treppiede da 2KG in alluminio ha un costo, lo stesso in carbonio direi il doppio. Hai tempi quando comprai il mio treppiede il carbonio non era così diffuso perciò presi un treppiede in alluminio da 2,4kg era dotato di colonna centrale ma non di testa che presi a parte, a distanza di tempo presi una colonna centrale corta proprio per non avere problemi di vibrazioni, se dovessi prenderne uno adesso lo prenderei senza colonna centrale in carbonio al quale aggiungerei una testa a sfera con sistema di ancoraggio alla camera ARCA-SWISS.

Macchina fotografica

Il mondo…. Per quanto mi riguarda tutte le macchine fotografiche sono adatte a questa genere fotografico, qui veramente la differenza la fa il fotografo.

Obbiettivo

La fotografia di paesaggio viene al 99% dei casi abbinata alla lente grandangolare, ci sono situazioni in cui anche i teleobbiettivi vengono usati, partirei con un grandangolare direi da 16 mm in su, le lenti zoom la fanno da padrone perciò un 15-35 copre il 99% delle situazioni. Quando servono i luminosi? I luminosi servono quando non si scatta su treppiede, in zone con poca luce, un esempio da dentro una grotta dietro a una cascata, oppure nella fotografia notturna al cielo, perciò un F4 anche in questo caso copre il 99% delle situazioni.

Telecomando

Il telecomando è uno strumento indispensabile, per le lunghe esposizioni, per non avere vibrazioni sul treppiede.

Livella

Questa ci permette di mettere in bolla la nostra macchina fotografica, nelle macchine moderne è rappresentata sullo schermo.

Filtri

C’è un capitolo dedicato 😉

Tutto quello che non è fotografico: può essere una pezza per la pulizia delle lenti, come una pompetta, sicuramente una busta trasparente per coprire la macchina fotografica da eventuali agenti atmosferici, elastici per fermarla. Copertura impermeabile per lo zaino, lo stesso per noi, aggiungerei anti vento, borraccia con acqua….io mi porto anche qualche cioccolatino al caffè.

I Filtri

Prima di tutto serve un supporto (Holder), questo permette di montare davanti all’obbiettivo più filtri in combinazione, ogni filtro ha una sua utilità, e va montato in una posizione specifica sul supporto.

Da primo, cioè il più vicino alla lente è il Filtro polarizzatore.

Il filtro polarizzatore permette di togliere i riflessi, in particolare permette di vedere cosa c’è sotto l’acqua quando scattiamo al mare (si polarizza il primo piano), ma non si ferma a questo toglie anche tutti i riflessi dai ogni superfice, un esempio è una persona che indossa degli occhiali, questo permette di rimuovere il riflesso e far vedere gli occhi, naturalmente con lenti trasparenti. Nel paesaggio toglie i riflessi anche dalle foglie degli alberi. Una nota i Filtri polarizzatori possono introdurre una dominante bluastra, dipende dalla qualità del filtro.

Il secondo è il Filtro ND (Neutral Density) questo permette di allungare il tempo di scatto secondo le nostre necessità, quando si parla di Stop è relativo al tempo che possiamo ottenere con l’aggiunta di questo filtro.

Filtro ND (Neutral Density)

ND64 – 6 Stop, Prima tramonto – Dopo alba (primo filtro ND da avere)

ND8 – 3 Stop, Dopo il tramonto o Prima dell’alba

ND256 – 8 Stop, Giorno o cielo coperto

ND1000 10 Stop, Giorno o cielo coperto

Il Filtro GND (graduated neutral density)

I Filtri GND si dividono in quattro tipi:

Hard

Soft

Medium

Reverse

Ogni tipo di ha una sua peculiarità e un campo di uso specifico cerchiamo di non perderci e di sintetizzare quello che è importante sapere.

Il filtro GND Hard permette di avere una transizione molto rapida cioè passa dal trasparente allo scuro repentinamente questo ci permette di usarlo su una linea di luce pulita, la classica linea dell’orizzonte al mare al tramonto.

Il filtro GND Soft ha una transizione molto morbida tra la parte trasparente e quella scura, ci permette di utilizzarlo quando la linea di luce no né pulita e ci sono elementi ce interessano la linea di luce.

Il filtro GND Medium è come dice la parola una via di mezzo tra hard e soft, ideale da usare quando ci sono elementi sulla linea di luce in particolare quando non c’è illuminazione diretta. Il Filtro GND reverse è un filtro che ha una parte bianca che sfuma verso la parte più scura come un hard ma che poi torna ad essere trasparente con una sfumatura soft, l’utilizzo è per lo più con il grandangolo spinto da massimo zoom 15mm, quando si ha una linea della luce libera, questo determina che nella zona alta il ritorno di una illuminazione più equilibrata.

Come primo filtro per iniziare il GND Medium da 3 Stop

Come seconda scelta per la montagna un soft 3 Stop, o per il mare un hard 3 Stop

Post produzione

La post produzione sui file che ritraggono scene di paesaggio puo essere tranquillamente eseguita utilizzando Lightroom/Camera Raw, orientativamente questi software ci permettono di fare il 90% delle correzioni necessarie, è chiaro che chi ha conoscenze di Photoshop, preferisce integrare con quelle tecniche specifiche che aiutano dove questo software è piu adatto.

Facciamolo insieme su un singolo scatto di fotografia di paesaggio urbano

Questo è il file aperto in un classico visualizzatore FastStone

La fotografia raffigura un bel tramonto a Roma da ponte Sant’Angelo

Io utilizzo ACR per lo sviluppo, vediamo come procedo:

In ACR ho un predefinito all’apertura con tutti i parametri a zero, e come profilo il Fotocamera Standard.

ACR

Il primo intervento è la correzione sulle correzioni relative all’ottica.

Attivando la correzione profilo della lente e la rimozione aberrazione cromatica.

Il secondo intervento è nella finestra dettagli:

In questa finestra si agisce sul rumore cromatico, attenzione è vero si scatta a 100ISO, ma nelle aree come quella zoomata in foto c’è sempre in agguato la possibilità di rumore cromatico, controllare e rimuoverlo è sempre meglio.

Adesso guardiamo il nostro Istogramma:

Istogramma

Cliccando con il tasto destro dello stesso si possono attivare l’avvertenza ritaglio luci e ombre, così avremo la visualizzazione delle aree bruciate delle luci o chiuse delle ombre, nel nostro caso già dall’istogramma vediamo che forse qualcosa sulle luci è bruciato, ma vediamolo:

Delle piccolissime aree del cielo mostrano l’avvertenza. Interveniamo in modo da ottenere una fotografia più neutra, cioè sulla quale possiamo poi lavorare in Photoshop.

Non ci sono più aree bruciate.

Per impostazione sia ACR che Lightroom prevedono interventi dall’alto verso il basso, non ho toccato il bilanciamento del bianco, ma sono intervenuto su contrasto, luci, ombre, bianchi e neri. Andiamo in Photoshop, qui per prima cosa eseguiamo se necessario un ritaglio compositivo, applichiamo subito la Nitidezza, usando Nitidezza avanzata: Filtro>Nitidezza>Nitidezza Avanzata:

Solo per comprensione degli slide, Fattore determina la quantità, Raggio più è piccolo più si accentuano i dettagli piccoli, più è grande più i dettagli grandi.

A Questo punto seguiamo un intervento sul colore, il modo migliore è lavorare con il metodo LAB (Modifica > converti profilo) come sotto:

Scegliamo una regolazione curve

A questo punto dobbiamo intervenire sui canali A e B

Per ottenere un effetto coerente con la quantità di saturazione l’aumento dovrà essere equivalente su entrambe i canali, vediamo come:

La logica di questo intervento è: più la linea sarà ripida più l’aumento di saturazione sarà intenso.

Il risultato di questa regolazione lo vediamo qui:

Prima
Dopo

A questo punto interveniamo sul contrasto della fotografia, un metodo abbastanza interessante è la maschera di contrasto (Filtro > Nitidezza > Maschera di contrasto)

Con un raggio di 200 PX si interviene poi sul fattore già 20% è un risultato molto apprezzabile.

Prima
Dopo

La post produzione si può dire ultimata, come ultimo passaggio si procede con il portare il file alla risoluzione desiderata in funzione dell’uso che si fa del file, stampa, pubblicazione web, ecc

Questa interpretazione della fotografia come avete visto non stravolge il contenuto del file, è un interpretazione, ci sono moltissime tecniche per inserire creatività e dare a una fotografia, tante diverse interpretazioni, ognuno segue la sua creatività.

Il file finito è visibile da questo link

Nella categoria Paesaggio del blog le mie fotografie

Buon divertimento

                                                                  Marco Venanzi