Ad integrazione del mio articolo pubblicato tempo fa “Focus stacking con R5” vorrei aggiungere come impostare l’Auto Focus al meglio durante l’utilizzo della funzione di Bracketing Focus.
Questa Funzione permette di realizzare una sequenza di scatti dal punto di messa a fuoco all’infinito, concentriamoci so come preparare la macchina prima di premere il pulsante di scatto. La funzione è attiva con Auto Focus attivo, questo comporta che noi se premiamo il pulsante di scatto farà la lettura e poi partirà con la sequenza di acquisizione.
Cosa possiamo fare per decidere noi il punto di messa a fuoco e poi far partire la sequenza, la R5 ci permette di scegliere cosa fanno i pulsanti, in questo caso:
Come vedete dall’estratto del manuale (ver 2.0.0) si può fare in modo che quando premiamo il pulsante di scatto a metà, non viene attivato l’Auto Focus, questo ci permette di scegliere noi il punto di messa a fuoco in modo manuale anche stando con il sistema Auto focus è attivo, una volta eseguito per mezzo della ghiera del fuoco la messa a fuoco controllandola sul liveview, si può premere il pulsante di scatto e partirà l’acquisizione delle fotografie del braketing.
Ultimo suggerimento se si vuole comunque avere la possibilità di focheggiare in modo automatico, basta assegnare la funzione a uno dei pulsanti della macchina, a vostra convenienza. Le impostazioni fin qui elencate possono essere salvate in C.fn1 e richiamate quando si decide di fare i focus stacking.
Desidero fare un articolo sul Bracketing automatico per Canon Eos R5.
Facciamo delle considerazioni teoriche, una volta impostati Tempo, Diaframma e Iso per avere lo scatto con esposimetro al centro, dobbiamo però considerare il fatto che non sappiamo se la fotografia scattata con il tempo più lungo avrà le giuste impostazioni per avere l’istogramma staccato dall’ordinata 0.
Facciamo un esempio, se facendo la lettura della scena per avere esposimetro al centro ho T0,8sec F5.6 iso100 e avrò un certo istogramma proviamo ad aumentare il tempo di esposizione per vedere l’indicazione delle ombre staccata dallo 0, apro, apro e l’istogramma corretto ce l’ho con un Tempo di 6 secondi devo perciò capire quanti stop ci sono tra 0’8 sec e 6 sec.
Partendo da 6sec a scendere, 3,2sec (uno stop), 1,6sec (due stop), 0,8sec (tre stop) ci sono tre stop questo significa che se imposto un bracketing da 7 scatti con l’indicazione al centro avrò tre scatti a destra e tre a sinistra e porterò a casa 7 foto, la più luminosa sarà da 6 secondi la meno luminosa sarà da 1/10sec.
Qual è il limite del bracketing automatico? Il limite è 30 secondi in M, di conseguenza non potendo scattare fotografie con tempi più lunghi di 30 secondi, se ho come lettura con esposimetro centrato di 4 secondi in un bracketing di 7 scatti sono arrivato al limite della funzione automatica.
Andiamo sul pratico, sulla EOS R5 dal menu arancione (1) posso impostare la Sequenza braketing imposto +0- questo mi farà una sequenza di foto dalla più luminosa alla meno luminosa, fatto questo sempre menu arancione, imposto Numero di scatti Bracketing a 7, premendo Q e portando la selezione sull’esposimetro, ruoto la rotella dei tempi e apro il bracketing, cosi, uno stop di differenza per ogni scatto, la funzione è predisposta:
Premendo il pulsante (INFO) posso vedere la scena e l’istogramma (Figura 2).
Premendo il pulsante di scatto (dito medio) a metà attiveremo la lettura esposimetrica, l’esposimetro mostrerà l’indicazione del valore dello scatto con le ombre più aperte, per mezzo dell’indicazione dell’istogramma (quadrato rosso) possiamo intervenire con il dito indice ruotare la rotella dei tempi o eventualmente alluce rotella dei diaframmi sull’indicazione dell’istogramma e portare l’esposizione al valore corretto per avere istogramma staccato dall’ordinata sinistra (freccia verde).
Vediamo una immagine che ci aiuta a capire:
Abbiamo scelto un F8.0 e ISO 100 tenendo premuto il pulsante di scatto aumentiamo il tempo fino a far staccare l’istogramma da sinistra (freccia verde) a 6” siamo apposto, nell’esposimetro vediamo come valuta l’esposizione di questa scena, è chiaro che se ruotando la rotella dei tempi arriviamo a 30”, non possiamo far altro che aprire il diaframma o aumentare gli ISO.
Questo penso sia il modo più pratico di usare il Bracketing Automatico su EOS R5, il limite sono 7 scatti, e 30 secondi
Uno dei principali problemi delle attuali mirrorless è soddisfare la grande necessita di energia per poter usarle al massimo delle loro potenzialità, le attuali batterie permettono un uso ottimale per quasi tutti i generi fotografici, ma nella fotografia naturalistica le cose non sempre sono cosi semplici, infatti l’uso dell’attrezzatura molto spesso ci porta ad un utilizzo che stressa molto lo maccina fotografica proprio la parte alimentazione, avere un sistema che ci garantisce una grande disponibilità di energia è sicuramente la cosa che ci permette sessioni di lunga durata, ci permette di mantenere l’efficienza della nostra attrezzatura al massimo.
Leggendo il manuale della versione firmware 1.6.0 a pagina 878 ci sono delle note relative alla ricarica e all’alimentazione della macchina.
La ricarica via Usb-C puo essere effettuata tramite cavetto da un alimentatore o power bank da 18 Watt, l’interruttore deve stare su OFF.
L’alimentazione invece necessita di più potenza 27W anche questa può essere eseguita da alimentatore o power bank con batteria inserita.
I miei suggerimenti prima di tutto per le specifiche dell’Usb-C è meglio utilizzare cavi che hanno potenza dichiarate superiori almeno 45 Watt o di più, per far si che venga riconosciuto correttamente meglio usare un cavo Usb-C – Usb-C da collegare a alimentatore o power bank che ha uscita in/out con le caratteristiche di potenza sopra specificate come minimo.
In pratica per la ricarica è buono il 90% degli alimentatori che si trovano in commercio anche Usb-A -Usb-C con potenza 18 Watt (5 volt 3 Ampere)
Per l’uso operativo le cose sono leggermente più complesse, le prove che ho fatto funziona con Usb-C – Usb-C con almeno 27 Watt (9 Volt 3 Ampere), con la macchina alimentata a 27 watt l’indicatore della batteria apparirà all’interno non più bianco ma grigio. il mio suggerimento è di alimentare con almeno 45 watt, meglio se sono 65 i Watt, consideriamo prima di tutto le temperature, se basse con power bank sicuramente l’efficienza si abbassa, poi avere una disponibilità di potenza maggiore sicuramente non inseriremo un collo di bottiglia alle prestazioni di tutta l’attrezzatura.
Attenzione che non basta avere l’alimentatore con le specifiche indicate il cavo deve supportarle, la macchina senza tutte le condizioni soddisfatte non accetterà l’alimentazione dall’esterno.
Un ultima nota: quando alimentiamo la macchina e questa entra in Stby anche se la luce verde non si accende la batteria si ricarica.
In questo articolo vorrei parlare di come mi sono avvicinato alla fotografia di avifauna. Partirei dicendo che guardare certe foto di uccelli ha stimolato dentro di me una grande libertà interiore, in seguito è nata la curiosità riguardo il come possono essere realizzate, l’unione di questi due elementi ha fatto scoccare la scintilla che poi si è trasformata in passione. Inoltre, ho deciso di scrivere questa guida breve e semplice per rispondere a delle domande ricevute che sembrano aver bisogno di risposte complicate.
Lo studio, per quanto mi riguarda, è durato circa un anno, ovvero prima di scattare la mia prima fotografia ad un uccello con la reflex è passato un anno, durante questo periodo ho cominciato la fase di studio che si è sviluppata su più fronti:
Quando e Come;
Tecnica fotografica;
Attrezzatura per l’appostamento;
Primo approccio e dove andare;
Ricerca dei posti dove trovare i soggetti;
PDR – punto di ripresa, prospettiva, composizione.
1) Quando e Come
Ho scelto di scrivere questo paragrafo perché lo reputo fondamentale per questo tipo di fotografia. Quando si sceglie di avvicinarsi a questo genere si decide di avventurarsi in un mondo che non è più quello umano, ma è necessario vedere come un uccello vede il suo mondo. Siamo abituati a vedere le anatre in un parco che durante il giorno si muovono, mangiano, dormono, ma questo non è il mondo in cui vivono gli uccelli, questi ultimi, a prescindere dalla specie, hanno un ciclo vitale e nel nostro avvicinarsi a loro dobbiamo prima di tutto rispettarli e poi comprendere come ritrarli senza recar loro disturbo. Questo genere fotografico, come molti altri, ha per forza di cose due orari che sono i migliori, direi obbligatori, l’Alba e il Tramonto. Cosa significa Alba: significa aver raggiunto ed essersi appostati un’ora prima del sorgere del sole. Il Tramonto significa raggiungere quattro ore prima del calare ed essersi appostati nel punto riteniamo migliore per scattare fotografie. Come potete ben capire non parlo di quella che viene chiamata comunemente caccia fotografica, che significa andare in giro sperando di fotografare un qualsiasi soggetto che ci capiti a tiro. Qui si parla di andare prima in perlustrazione, più volte, in posti dove è conosciuta la presenza di avifauna e posizionarsi in modo da disturbare il meno possibile e sperando di ottenere qualche scatto, possiamo perciò decidere come metterci e dove metterci.
L’appostamento è forse la parte che mi ha sempre più intrigato: il posizionarsi in un punto, cercando di essere il meno visibile per non essere considerato un pericolo, cosicché anche se gli animali mi scorgono, non fuggendo via è come se mi accettassero. Arrivare a fotografare limicoli a pochi metri è un’emozione da provare, per comprendere cosa significa sentirsi parte della natura e non un pericolo per il resto delle forme di vita. Più avanti parleremo di appostamento.
L’Orientamento della nostra postazione deve tener conto della posizione da cui proviene la luce. Ci sono molte APP, personalmente uso Sun locator lite che permette di conoscere da dove sorge e tramonta il sole in funzione di una posizione, vederlo sulla mappa e gli orari. Avere il sole alle spalle è la migliore condizione per fare buoni scatti.
Un ultimo suggerimento, andare in natura con questo intento, cioè osservare e ritrarre uccelli, impone di essere molto attenti. Per questo motivo bisogna limitare al massimo le comunicazioni verbali, infatti andare in un luogo naturale e parlare ad alta voce è una cosa da non fare mai, se si ha come finalità avvicinare avifauna e tanto più volerla fotografare.
2) Tecnica fotografica
Lasciando da parte le basi della fotografia in quanto penso che chi si avvicini a questo genere ha già come bagaglio personale, è fondamentale comprendere l’uso di super teleobbiettivi, la gestione dell’AF, il motivo di tutto questo è perché i soggetti sono molto imprevedibili. L’uso di un teleobbiettivo è molto facilitato se viene usato su supporto che sia treppiede/monopiede, beanbag o appoggio occasionale, quest’ultimo non lo uso molto perché cerco sempre di organizzare la mia uscita comprendendo l’uso di un appoggio molto sicuro. Una delle impostazioni fondamentali nell’uso di teleobbiettivi è il tempo di scatto che deve essere scelto in modo da avere il sicuro congelamento della scena, una regola di base è usare un tempo più rapido di 1/(la lunghezza della lente), per un 400mm un tempo di almeno 1/400sec, nel caso le condizioni di luce determino un aumento del tempo di scatto si può salire sopra questo tempo (conosciuto come tempo di sicurezza), ma sarebbe bene avere un teleobbiettivo con lo stabilizzatore. La seconda impostazione che possiamo variare su un teleobbiettivo è il diaframma, prima di parlare di questo è giusto chiarire che viste le distanze in gioco avere un diaframma chiuso aumenta la profondità di campo e di conseguenza la parte a fuoco del soggetto, questo non significa che dobbiamo chiudere sempre il nostro diaframma, ma che, se vogliamo una foto con gran parte del soggetto a fuoco, dobbiamo considerare che è necessario chiudere il diaframma. Concluderei sul teleobbiettivo con una considerazione, se vi approcciate a questa fotografia il mio suggerimento è scegliere una lente zoom che vi permette un più facile trasporto, è più facile da gestire, ed è sicuramente la scelta più economica, nel caso non vi piacesse questo genere di fotografia si può tranquillamente rivendere. La macchina fotografica, il mio primo consiglio usate quella che avete, se dovete prendere una macchina fotografica vi consiglio una macchina APS-C, cioè una macchina che ha un sensore con un fattore di crop già dovuto al suo sensore, non sono importanti le marche è importante che sia votata alla fotografia di velocità, guardate sul sito del produttore e scegliete quella che viene dichiarata idonea per la fotografia sportiva, questa vi garantirà un AF veloce, capace di gestire questo genere fotografico. Abbiamo parlato delle impostazioni che sono importanti nella lente, direi che per la macchina rimane come gestire l’ISO, taglio subito la testa al toro dicendo mettetelo su AUTO ISO. È fondamentale che la fotografia sia correttamente esposta, così da avere sia i bianchi, che i neri sempre leggibili. Come ottenere questa cosa, imparate ad usare l’esposimetro, questo vi permette di scegliere di quanto sotto esporre una foto per non avere bianchi bruciati. Cercherò con parole semplici di chiarire questa cosa, nella fotografia di Avifauna a parte soggetti che non hanno il bianco nel piumaggio per far si che i dettagli del piumaggio siano sempre leggibili è necessario essere sicuri che la nostra esposizione sia bilanciata proprio sulla parte più bianca del soggetto, questo fa sì che noi dobbiamo impostare un esposimetro che legga in modo da avere queste zone sempre correttamente esposte, perciò avendo Auto ISO, impostate tra i vari esposimetri che vi mette a disposizione la macchina fotografica quello che misura la parte centrale dell’inquadratura (non quella SPOT) e impostate la sotto esposizione di 1/3 di stop o 2/3 di stop in funzione dell’intensità della luce, nella prefazione vi ho specificato quando fotografare, se andiamo al tramonto più la luce si abbassa meno saranno le possibilità di bruciare i bianchi, minore sarà la sotto esposizione da dover impostare. Facciamo un esempio:
Alzare l’esposizione in ACR e controllare che i bianchi non si brucino, l’istogramma ci aiuta sempre in queste operazioni.
Molti puristi reputano lo sviluppo e la postproduzione delle fotografie una cosa che snatura la fotografia, per quanto mi riguarda in fotografia c’è sempre stato una parte di studio, preparazione, scatto, sviluppo e ritocco, il digitale lo ha reso soltanto più potente. Se siete interessati ho inserito vari contenuti su questo tema nel blog li potete trovare a questo link.
Aggiungo una nota, in giro sentirete di sotto esporre o sovraesporre (di ETTR) o alzare ancora di più per poi recuperare, o abbassare l’esposizione per poi recuperare, come ho detto prima, per me conta esporre sulle aree critiche, i bianchi prima di tutto, bruciare significa perdere i dati in quella zona, sia che sia nel bianco che nel nero. Oggi ho visto un video con una foto che aveva questo istogramma:
Una fotografia completamente sovra esposta migliaia di ISO, poi cosa si è fatto, in ACR abbassato l’esposizione di 1.9, equivale a scattare due stop in meno, tutto questo perché si sostiene che in una foto fotografia sovraesposta, il rumore è più gestibile nelle aree chiare che in quelle scure, si è tutto vero, ma quante di queste foto sono veramente valide? Quanto è facile sbagliare e bruciare i bianchi? Molto spesso si leggono di soluzioni o tecniche che risolvono magicamente certi problemi, ma poi si vede in chi le esplicita ha una certa come dire, reticenza a mostrare file ad alta risoluzione, dando la colpa alla difficoltà dei social di condividere certi file, o alla compressione che applicano, al giorno d’oggi condividere un file su un server è la cosa più semplice del mondo, perciò non fatevi prendere in giro. Non c’è nessuna tecnica speciale, c’è la conoscenza di come riprendere una determinata situazione e avere cosi un buon file da postprodurre. Aumentare o diminuire l’ISO è come usare un Gain, cioè amplificare un segnale, sia che lo facciamo in macchina che in un software. Un esempio di condizione critica ve la mostro qui sotto.
Questa è una fotografia è stata fatta nel modo che penso sia quello che dà i migliori risultati.
La distanza è considerevole 27,6 metri, il rischio di mosso altissimo, ma con una raffica di 5 foto, una decente dovrebbe uscire, queste sono condizioni estreme di ripresa l’ottica è da 1000mm è poggiata al beanbag, cerchiamo di mantenere al massimo l’ottica ferma, l’IS è attivato. Il diaframma è alla massima apertura, F8, il tempo al minimo possibile per avere una luminosità accettabile della ripresa 1/50 di secondo, in auto ISO la macchina si ferma a 3200. Arrivato a casa delle 5 una buona, quella che vi mostro, viene aperta in Adobe Camera Raw e sviluppata cosi da prepararla per Photoshop, qui sotto il risultato.
A questo punto l’elaborazione in Photoshop da questo risultato, lascio a voi le considerazioni.
Per l’Auto Focus, la principale impostazione è mettere in Servo che significa l’inseguimento continuo del soggetto, poi ci sono particolarità di ogni sistema che migliorano le prestazioni, inseguimento, track, lasciate come valori quelli che la casa vi suggerisce, piano piano con l’esperienza vedrete quale modificare in quale situazione. Potrei aggiungere altre cose ma dipenderebbero molto dal tipo di macchina che si usa, per quanto mi riguarda ho fatto un articolo sulla configurazione della mia macchina e lo potete leggere a questo link.
Perché sono cosi stringato sull’Auto Focus, perché lo vedo più un problema di capacità personale che un problema di settaggi, in questo campo la pratica è l’unica vera differenza che ci permette di ottenere ottimi risultati, più si scatta più si diventa un tutt’uno con la nostra attrezzatura più si fanno scatti a fuoco.
Un esempio:
Chi non conosce la cinciarella questo uccellino è veramente elettrico sta fermo in un punto per pochissimi istanti, eppure questa fotografia è stata scattata con la 5d Mark II e il Tamron 150-600 (macchina non dotata di AUTO ISO).
3) Attrezzatura per l’ appostamento
L’attrezzatura necessaria per questo tipo di fotografia è sicuramente:
Stivali;
Telo in PVC;
Teli/Reti mimetici;
Capanno o Tenda;
Beanbag/Ground Pod/Treppiede;
Abbigliamento.
Gli stivali sono tassativi per muoversi in ambienti acquitrinosi, vi suggerisco di metterli sempre anche quando pensate di non passare in zone umide.
Il telo in pvc è fondamentale per rimanere asciutti va messo sotto al nostro appostamento e ci isola dall’acqua.
I teli e reti mimetiche a prescindere dal nostro appostamento servono per nasconderci e renderci meno visibili.
Capanno o tenda che sia sono necessari per garantirci quel minimo di confort e proteggerci dal meteo e dal sole e dagli insetti, unita alle reti e ai teli ci nasconde.
Con l’espansione della fotografia naturalistica negli ultimi anni sono stati progettati e realizzati capanni per fotografare a filo della sponda della palude, sicuramente comodi e facili da montare.
Capanno Hokki v3 con Ghillie
Coprire il telo che mettiamo sotto all’appostamento e renderlo invisibile dall’alto ci garantisce che gli uccelli che arrivano in volo non vedono un elemento non naturale prima dell’atterraggio, pena un atterraggio distante dalla nostra postazione.
Il Beanbag è il sacchetto riempito con polistirolo per renderlo leggero che ci permette di avere un appoggio sicuro per la nostra attrezzatura. Il Ground Pod è un sistema che ci permette di avere la nostra Gimbal montata su un supporto che ci permette di avere il tutto a filo del terreno.
Obbiettivo su piccolo beanbag.Ground Pod auto costruito con l’uso di una padella da cucina.
Per concludere sull’appostamento, considerate che specialmente quando si fotografa in palude in una zona aperta senza vegetazione vicino alla sponda, avere un appostamento per quanto possibile basso permette di non rendere la nostra postazione incoerente con l’ambiente naturale. Perciò sempre aggiungere qualcosa che ci rende coerenti con l’ambiente.
Alla fine il risultato porta ad avere soggetti che si avvicinano così tanto da non rendersi conto della nostra presenza.
Poi c’è il capanno per la fotografia di appostamento che ci permette di fotografare uccelli su posatoi, da utilizzare con treppiede, questo più è pesante, più è stabile e più è faticoso da portare….
Risultati dopo un pomeriggio passato nel capanno mobile a 60°C
4) Primo approccio e dove andare.
All’inizio non ero molto interessato a quale uccello avrei fotografato, neanche sapevo riconoscerli, poi piano piano ho cominciato a studiare, è chiaro che vivendo in città non ho molti posti dove poter andare, prima di tutto ho seguito i consigli che trovavo su chi si avvicinava all’osservazione dell’avifauna, ho perciò iniziato frequentare le oasi vicine. In particolare quelle dove ci sono punti di osservazione dedicati ai fotografi nella zona ovest del centro Italia, la prima direi che è l’oasi Lipu CHM di Ostia, penso che dal punto di vista fotografico il capanno Airone Rosso di quest’oasi è sicuramente quello che permette le fotografie più interessanti, per la mia conoscenza di oasi questo è l’unico vero capanno fotografico.
Alzavola – Lipu CHM di Ostia
Un’altra Oasi molto bella piu a nord è Oasi WWF Lago di Alviano, questa oasi permette di fotografare molte specie di uccelli ed è molto grande, facilmente raggiungibile dalla Roma Firenze
Picchio muratore – Oasi WWF Lago di Alviano
Fino qui le cose erano semplici, le oasi, un posto dove si trova una situazione controllata, capanni costruiti e già organizzati, ma per poter avere alcuni risultati è necessario andare in natura o meglio dove gli animali si possono avvicinare e trovare specie non semplici da fotografare in Oasi.
Un’altra zona molto bella nella zona centrale d’Italia e quella presente nel basso Lazio in prossimità del parco Nazionale del Circeo, qui si possono trovare laghi, paludi e spiagge frequentate da molti uccelli, non è semplice avvicinarsi poiché alcune aree sono chiuse proprio per proteggere la fauna, perciò dopo qualche sopralluogo ho trovato un posto dove era possibile appostarsi in prossimità di una palude con acqua bassa e li ho incontrato il mio primo mignattaio.
Mignattaio – Fotografato con una macchina APS-C e un teleobbiettivo zoom 150-600 tempo 1/250 diaframma F6.3 ISO 5000
5) Ricerca dei posti dove trovare i soggetti;
Da qui ho iniziato a cercare zone paludose della mia regione dove lo studio il ciclo naturale di allagamento e essiccazione, legato anche alle migrazioni, mi ha permesso di fotografare tantissime specie di uccelli. Come cercare: il mio suggerimento è mediante google maps trovare le aere paludose o anche dove ci sono ristagni d’acqua. Fare sopralluoghi per verificare l’accessibilità e la presenza di uccelli, non ci sono chi sa quali segreti, importante è perlustrare e appostarsi dove ci sono gli habitat idonei alla sosta e alla nutrizione degli uccelli.
Combattente – Fotografato al bordo di una pozza nella campagna romana – Marzo 2022
Aggiungo un ultima nota, noi umani nella nostra evoluzione abbiamo utilizzato il territorio avvolte a sproposito, molto spesso sono proprio le zone che abbiamo deturpato e poi abbandonato che tornano ad essere punto di sosta delle specie che non ti aspetti, gli animali hanno imparato che stare alla larga dall’uomo permette una vita tranquilla.
6) PDR – punto di ripresa, prospettiva, composizione.
Ho aggiunto questo paragrafo perché penso sia molto legato al modo corretto di approcciarsi a questo genere fotografico. Fotografare avifauna è tra i generi fotografici più complicati, prima di tutto non possiamo ripetere la fotografia se non in casi molto particolari, molto spesso abbiamo una sola occasione di ritrarre il soggetto, non sappiamo quando questa occasione ci verrà concessa.
Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, vi sarete resi conto che per ogni tipo di uccello ci sono appostamenti diversi, un limicolo ci vedrà sdraiati a terra, un passeraceo in un capanno su treppiede e così via, cosa significa, significa che nel riprendere gli uccelli è fondamentale il contatto visivo, cioè ci dobbiamo mettere in condizione che nella sua postura normale se un uccello ci guarda il piano del sensore della nostra macchina fotografica deve stare al suo stesso piano oculare, esempio:
Piro piro boschereccio – cammina controllando e cercando cibo
Questo Piro piro boschereccio camminava davanti la mia postazione mangiando e controllando cosa accadeva, è chiaro che non sempre avremo condizioni perfette, ma in questo caso è stato possibile inquadrarlo nella sua dimensione di vita, il PDR, la prospettiva, direi la composizione ottimale.
Lo stesso può essere per un passeraceo o uccello che si muove tra dei rami o nel canneto, esempio:
Cannareccione – Uccello migratore che si riproduce nei canneti
Anche in questo caso la postazione è stata creata in prossimità di un canneto, dove si sentiva cantare il Cannareccione, posizionato con il sole alle spalle e con una canna che se l’uccello si sarebbe posato era sufficientemente lontano dallo sfondo, così da avere il giusto sfocato, il Cannareccione che ha lo sguardo in camera con la luce calda del tramonto rende la fotografia interessante e equilibrata.
Marzaiola – Fotografata con una macchina APS-C e un teleobbiettivo zoom 150-600 tempo 1/640 diaframma F8 ISO 2000
Non sempre possiamo avere tutto perfetto, ma la cosa più importante è capire come cercare di creare le condizioni di ripresa, per avere una fotografia che sia quella che abbiamo nella nostra mente, lasciare al caso il PDR, la prospettiva, e la composizione è il modo per fare sì che le fotografie molto spesso siano scialbe e senza un emotivo coinvolgimento dell’osservatore. Aggiungerei un’ultima considerazione, la fotografia di avifauna è un mondo sconfinato per tanti motivi: i soggetti, sono tantissimi e non serve prendere un aereo e andare dall’altra parte del mondo, gli uccelli li abbiamo intorno a noi, una volta fotografati li possiamo sempre rincontrare in condizioni completamente diverse e ritrarli in modo completamente diverso, avremo una nuova esperienza e nuove emozioni, per ultimo la sorpresa, la fotografia di avifauna molto spesso ci regala soggetti inaspettati, che ripagano di tante uscite avare e rendono dipendenti e sempre curiosi.
Desidero concludere questa mia piccola guida con un pensiero.
La natura, gli uccelli, tutti gli animali sono i nostri protagonisti, li ritraiamo nel loro ambiente, è come se entriamo in casa loro, siamo degli ospiti, rispettiamo la loro dimora, approfittiamo della loro immensa bellezza, niente è più bello di tornare a casa avendo potuto godere di una giornata a contatto con la natura, facciamo in modo che il nostro passaggio sia il meno invasivo possibile.
Ho creato una piccola guida per il montaggio video con software completamente gratuiti. Vi suggerisco prima di leggere quanto ho descritto nell’articolo sulle impostazioni video della R5 che trovate a questo link. I programmi sono due, il primo serve per una conversione dei file generati dalla Canon R5 (HandBrake), il secondo per il montaggio vero e proprio (Davinci resolve)
Il file PDF della guida lo potete scaricare da questo link.
Questa qui sotto è il risultato di una clip montata in 4K
Do seguito a quanto promesso ralativamente alle impostazioni della mia R5 relativa ai piccoli filmati che registro, dal tag #video potete vedere quello che nel tempo ho realizzato.
il file del manuale è raggiungibile cliccando qui.
Prossimamente inserirò un altro manuale relativo al montaggio, post produzione dei file video.
Do seguito a quanto ho già condiviso in un articolo pubblicato nel novembre del 2020 (vedi qui), dopo un po’ di tempo e di utilizzo di questa Mirrorless, i test mi hanno permesso di fare nuove prove e arrivare a nuove considerazioni.
Ho condiviso le mie impostazioni relative al primo utilizzo della Canon EOS R5, queste sono il risultato del passaggio da Reflex a Mirroless, tradotto in parole semplici, l’utilizzo della R5 come se fosse una reflex, in questa riedizione c’è l’integrazione di nuove prove, queste hanno determinato che nel manuale troverete la base della vecchia edizione (CONF-1) integrata con le nuove impostazioni evidenziate come CONF-2, queste permettono un utilizzo molto più performante della R5 raggiungendo dei risultati veramente incredibili sia per quantità di fotografie tecnicamente ottime, che per quantità di qualità.
Il file del manuale è raggiungibile da questo link
Sto lavorando a la parte video che ho iniziato a utilizzare da poco, sul blog ci sono vari articoli che sono stati integrati con la part video dei soggetti ritratti potete visionarli tramite il tag #video.
La nuova Canon Eos R5 è una mirrorless attualmente ammiraglia della casa Canon, l’evoluzione di questa tipo di macchine permette grandi opportunità di scatto specialmente nella fotografia naturalistica ed in particolare di avifauna, i tempi di consegna per via del Covid mi hanno dato molto tempo per poter analizzare il manuale, ho potuto seguire anche persone che hanno avuto la macchina e si sono cimentati in prove e hanno pubblicato video che mi hanno anche consentito di conoscere delle cose fondamentali prima di avere la macchina in mano. Ho perciò stampato le pagine relative ai menu della fotocamera e per ogni menu ho cercato quale poteva essere l’impostazione da settare, il tutto è stato poi trasferito in un file PDF che potete scaricare e consultare, è un aiuto, non una bibbia, io con queste impostazioni mi sto trovando molto bene.
Molte informazioni utili le potete trovare sul canale Youtube di Jan Wegener che ringrazio per aver condiviso la sua esperienza.
Marco
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