Purtroppo la mancanza del piede per un obiettivo macro è veramente una problema, il piede originale costa una follia, per questo mi sono ho scelto un piede che forse è proprio la copia di quello originale l’iShoot FBA-IS-RF100 devo dire che rispetto a come ro abituato questi supporti sono costruttivamente tiversi, in quanto hanno un anello in materiale plastico che fa da frizione sul corpo dell’obbiettivo e l’anello in metallo si stringe su di essi. per il montaggio bisogna fare attenzione e far coincidere dei denti di posizionamento. il piu importante è quello indicato nella freccia superiore della foto qui sotto.
L’anello ha una parte svasata che permette di aderire correttamente all’anello in metallo.
Devo dire che risulta tutto molto leggero sicuramente si potrà un treppiede meno ingombrante e più leggero da trasportare. Un cosa molto importante il piede è dotato di scanalature che permettono l’uso di teste Arca Swiss.
Ad integrazione del mio articolo pubblicato tempo fa “Focus stacking con R5” vorrei aggiungere come impostare l’Auto Focus al meglio durante l’utilizzo della funzione di Bracketing Focus.
Questa Funzione permette di realizzare una sequenza di scatti dal punto di messa a fuoco all’infinito, concentriamoci so come preparare la macchina prima di premere il pulsante di scatto. La funzione è attiva con Auto Focus attivo, questo comporta che noi se premiamo il pulsante di scatto farà la lettura e poi partirà con la sequenza di acquisizione.
Cosa possiamo fare per decidere noi il punto di messa a fuoco e poi far partire la sequenza, la R5 ci permette di scegliere cosa fanno i pulsanti, in questo caso:
Come vedete dall’estratto del manuale (ver 2.0.0) si può fare in modo che quando premiamo il pulsante di scatto a metà, non viene attivato l’Auto Focus, questo ci permette di scegliere noi il punto di messa a fuoco in modo manuale anche stando con il sistema Auto focus è attivo, una volta eseguito per mezzo della ghiera del fuoco la messa a fuoco controllandola sul liveview, si può premere il pulsante di scatto e partirà l’acquisizione delle fotografie del braketing.
Ultimo suggerimento se si vuole comunque avere la possibilità di focheggiare in modo automatico, basta assegnare la funzione a uno dei pulsanti della macchina, a vostra convenienza. Le impostazioni fin qui elencate possono essere salvate in C.fn1 e richiamate quando si decide di fare i focus stacking.
Il Dodge & Burn ha come obbiettivo di dare tridimensionalità all’immagine, come si raggiunge questo obbiettivo?
Creando una serie di livelli in Photoshop che permettono questa cosa, il primo è u n livello che dovrà lavorare sulla parte luminosa della nostra fotografia, poi ci sarà un altro livello che dovrà lavorare sulla parte in ombra della nostra fotografia.
Questo lavoro andrà eseguito sulla fotografia che ha già il suo contrasto definitivo, per mezzo di due livelli vuoti ai quali verrà dato un metodo di fusione idoneo al lavoro che dobbiamo fare, come abbiamo scritto in alto per schiarire il metodo sarà schiarisci, per scurire sarà luce soffusa.
In aiuto al nostro lavoro ci vengono le maschere di luminosità, queste ci permettono di evidenziare in una fotografia dove dobbiamo schiarire e dove dobbiamo scurire. Il metodo più semplice, dire ance più spartano è crearsi una maschera per le luci, per fare questo andiamo sui canali e premiamo tenendo il pulsante CTRL premito su RGB.
Sulla nostra foto appariranno le formichine, questa non altro che la selezione delle luci presenti nella nostra fotografia. Premiamo il pulsante che si trova nella finestra dei livelli che ci permette di creare una maschera e la nostra maschera per le luci è stata creata. Questa maschera è una maschera abbastanza aperta, cioè mostra anche le parti non troppo luminose vediamo:
Non è molto comprensibile allora ve la faccio vedere sulla fotografia, basta cliccare sulla maschera tenendo premuto il pulsante ALT.
A noi ci serve una maschera più chiusa sulle luci, cioè che evidenzi di più le parti in luce (bianco) e metta in ombra (nero) le parti in ombra. Si fa applicando una regolazione alla maschera, che dovrà essere selezionata.
Ha il quadrato bianco intorno, cioè è stato fatto clik su di essa. A questo punto facciamo Immagine > Regolazioni > Curve: Avremo la regolazione aperta:
Spostiamo i triangolini:
Come vedete più stringiamo la curva più le ombre si chiudono e le luci si aprono, facciamo OK.
Questa sarà la maschera per le luci.
Adesso prendiamo un pennello con opacità 20, e scegliamo un colore relativamente alle tonalità delle zone in luce che vogliamo enfatizzare e spennelliamo.
L’effetto è poco evidente ma vi posso assicurare che cambia la tridimensionalità dell’immagine. Adesso passiamo alle ombre, creiamo come prima la maschera che abbiamo creato, questa colta però con la maschera selezionata facciamo CTRL+I, questo la invertirà e diventerà per le ombre.
A questo punto per evidenziare nella maschera le zone di ombra muoviamo solo il triangolo di sinistra.
Facciamo lo stesso procedimento con il pennello scegliendo la tonalità coerente con la zona dove agiremo con il pennello.
Vediamo l’effetto:
Sulle ombre è più evidente, guardate la terra tra le pietre.
I livelli.
Potrebbe essere opportuno abbassare l’opacità per moderare l’intervento, specialmente sulle luci, che potrebbero virare verso il bruciato molto rapidamente.
Se vogliamo cancellare qualche intervento che abbiamo fatto possiamo usare lo strumento Gomma.
La foto finita
Quello che abbiamo visto fin qui è un sistema per gestire il Dodge & Burn, diciamo il più semplice, possiamo però per la gestione delle maschere di luminosità usare dei pannelli anche gratuiti che ci permettono di scegliere maschere più aperte o più chiuse, questo ci favorisce nella scelta della maschera e nella sua regolazione in funzione della scena su cui lavorare.
A questo possiamo integrare una maschera per le luci e farla lavorare con una sfumatura che la rende più visibile dalla parte dove arriva la luce, facendo in modo di enfatizzare proprio la luce stessa. Nel paesaggio notturno possiamo selezionare una maschera per le luci e con pennelli di varie dimensioni partire con uno piccolo sul punto luce e fare in mode che lo stesso sia più luminoso e aprendo il pennello e diminuendone l’opacità creare delle sfumature che ne aumentano la luminosità in maniera più soft all’aumentare del diametro del pennello, questo ci permette di creare un effetto nebbia intorno al punto di luce. Lo stesso può essere fatto con l’inserimento di bagliori di luce in una fotografia dove la luce radente attraversa la scena, sempre con le maschere si può enfatizzare per mezzo del pennello gestito con le opacità e il colore delle luci stesse.
Schiarire o scurire una scena in modo selettivo aumenta la tridimensionalità della scena e ci restituisce una fotografia con un impatto emotivo più intenso.
Spesso ci fermiamo all’elaborazione senza pesare a come possiamo migliorare la nostra fotografia, il Bodge & Burn è un momento che deve essere considerato in ogni nostra fotografia.
Desidero fare un articolo sul Bracketing automatico per Canon Eos R5.
Facciamo delle considerazioni teoriche, una volta impostati Tempo, Diaframma e Iso per avere lo scatto con esposimetro al centro, dobbiamo però considerare il fatto che non sappiamo se la fotografia scattata con il tempo più lungo avrà le giuste impostazioni per avere l’istogramma staccato dall’ordinata 0.
Facciamo un esempio, se facendo la lettura della scena per avere esposimetro al centro ho T0,8sec F5.6 iso100 e avrò un certo istogramma proviamo ad aumentare il tempo di esposizione per vedere l’indicazione delle ombre staccata dallo 0, apro, apro e l’istogramma corretto ce l’ho con un Tempo di 6 secondi devo perciò capire quanti stop ci sono tra 0’8 sec e 6 sec.
Partendo da 6sec a scendere, 3,2sec (uno stop), 1,6sec (due stop), 0,8sec (tre stop) ci sono tre stop questo significa che se imposto un bracketing da 7 scatti con l’indicazione al centro avrò tre scatti a destra e tre a sinistra e porterò a casa 7 foto, la più luminosa sarà da 6 secondi la meno luminosa sarà da 1/10sec.
Qual è il limite del bracketing automatico? Il limite è 30 secondi in M, di conseguenza non potendo scattare fotografie con tempi più lunghi di 30 secondi, se ho come lettura con esposimetro centrato di 4 secondi in un bracketing di 7 scatti sono arrivato al limite della funzione automatica.
Andiamo sul pratico, sulla EOS R5 dal menu arancione (1) posso impostare la Sequenza braketing imposto +0- questo mi farà una sequenza di foto dalla più luminosa alla meno luminosa, fatto questo sempre menu arancione, imposto Numero di scatti Bracketing a 7, premendo Q e portando la selezione sull’esposimetro, ruoto la rotella dei tempi e apro il bracketing, cosi, uno stop di differenza per ogni scatto, la funzione è predisposta:
Premendo il pulsante (INFO) posso vedere la scena e l’istogramma (Figura 2).
Premendo il pulsante di scatto (dito medio) a metà attiveremo la lettura esposimetrica, l’esposimetro mostrerà l’indicazione del valore dello scatto con le ombre più aperte, per mezzo dell’indicazione dell’istogramma (quadrato rosso) possiamo intervenire con il dito indice ruotare la rotella dei tempi o eventualmente alluce rotella dei diaframmi sull’indicazione dell’istogramma e portare l’esposizione al valore corretto per avere istogramma staccato dall’ordinata sinistra (freccia verde).
Vediamo una immagine che ci aiuta a capire:
Figura 2
Abbiamo scelto un F8.0 e ISO 100 tenendo premuto il pulsante di scatto aumentiamo il tempo fino a far staccare l’istogramma da sinistra (freccia verde) a 6” siamo apposto, nell’esposimetro vediamo come valuta l’esposizione di questa scena, è chiaro che se ruotando la rotella dei tempi arriviamo a 30”, non possiamo far altro che aprire il diaframma o aumentare gli ISO.
Questo penso sia il modo più pratico di usare il Bracketing Automatico su EOS R5, il limite sono 7 scatti, e 30 secondi
Il focus stacking è una tecnica usata in macro fotografia e nella fotografia di paesaggio, ci consente di unire più fotografie per ottenere una foto con soggetti tutti a fuoco, in macro fotografia un soggetto piccolo fotografato moltissime volte e unite poi le tante fotografie ci restituisce una fotografia che dci permette di apprezzarne tutti i particolari, in fotografia paesaggistica sono sicuramente meno fotografie che unite ci permettono di apprezzare una scena completamente a fuoco. Nella fotografia di avifauna con soggetti su piani diversi, per via della ridotta profondità di campo possiamo avere più soggetti che avranno il punto di maggiore interesse, l’occhio a fuoco su tutti i soggetti della scena.
Prima di tutto in fase di scatto dobbiamo cercare di non muovere la macchina fotografica, avere la stessa esposizione e cosa fondamentale avere la capacità di spostare il punto di messa a fuoco rapidamente, la Canon Eos R5, ha un sistema auto focus che rileva gli occhi degli uccelli e nel caso ci sono più occhi permette di scegliere quale mettere a fuoco e poi scattare, tutto questo con molta semplicità e rapidità.
Questa tecnica la uso quasi esclusivamente per la fotografia ai Gruccioni vediamo come procedo, una volta arrivato a casa e scelto le foto da unire, le apro insieme in Adobe camera Raw.
Eseguo lo sviluppo delle due immagini insieme avendole tutte e due selezionate e poi le apro come livelli.
a questo punto con lo strumento sposta ne prendo una e la sposto sull’altra.
Photoshop mi aiuterà con delle linee guida ad avere i due file perfettamente sovrapposti, a questo punto creo una maschera bianca sul livello in vista sulla quale agirò con un pennello nero per nascondere il soggetto non a fuoco.
Questo è il risultato, i due soggetti a fuoco sono ben visibili, ma c’è un certo disallineamento del posatoio, dovuto al loro muoversi e al vento.
A questo punto prendiamo sempre lo strumento sposta. e agiamo per allineare il posatoio tra le due immagini.
In questo modo, come si vede dall’immagine sotto vanno sistemati degli aloni.
Per risolvere il problema si può agire sulle maschera migliorandola nei punti di sovrapposizione e con il timbro clone per sistemare eventuali somme identiche.
Una volta uniti correttamente i livelli bisogna fare attenzione ai bordi per via dello spostamento avremo che ci sono degli errori come in questo caso.
Aver spostato i due livelli sovrapposti genera questo problema, si risolve facilmente, facciamo una selezione e premiamo, Riempimento generativo > Genera
Questo è il risultato:
Possiamo come sempre scegliere nel caso che la generazione non è corretta o chiedergli altre varianti, naturalmente per sondi con situazioni complesse nel nostro caso è molto semplice da generare, una volta si risolveva con il timbro clone.
A questo punto si procede con l’unione dei due livelli con CTRL+SHIFT+ALT+E e si continua la normale post produzione. Così sarà la condizione dei livelli.
Ciao, Partirei subito senza tanti giri di parole, questa sarà una raccolta delle postproduzioni su fotografie che realizzo nelel mie uscite, si parte dalla scelta in fastone e poi sviluppo e elaborazione.
Ho deciso di fare questa raccolta perche mi viene chiesto di giudicare delle fotografie, è sempre molto difficile e non mi sento una persona che puo giudicare, posso consigliare le cose che vedo possono essere migliorate, ma partiamo…
Nelle mie uscite a Gruccioni spesso mi accade di scattare i stiaccini sul posatoio dei gruccioni, sicuramente il posatoio non è il piu adatto, ma vediamo.
Lo stiaccioniè stato sul posatoio il temo di 4 scatti, aperti in Fastone, scelto questa fotografia.
Scelgo un predefinito del 500 che porta tutti i cursori a zero e imposta, profilo NEUTRO, il profilo lente, spuntando la rimozione dell’aberrazione cromatica.
Poi passo al Pannello Base, e facci o delle correzioni per predispormi alla rimozione del rumore, questo renderà la fotografia ancora più de contrastata e senza una colorazione evidente, guardate l’istogramma.
Prima Dopo
Questo è il risultato, i motivi delle azioni
Esposizione, aumento per riportare al valore reale, scatto sempre sotto esposto per non bruciare i bianchi.
Contrasto, de contrasto per far lavorare meglio il denoise.
Luci, le chiudo per mantenere il dettaglio
Ombre, le Apro per avere le zone in ombra leggibili.
Neri, li apro per averli leggibili.
Queste cose le faccio in questa sequenza sempre con più o meno asseconda delle fotografie.
Passo al Pannello Dettagli
Prima cosa, riduzione disturbo.
Per fotografie sotto a ISO 2000 do un valore intorno a 40
Questo lavora ci metterà un po’ asseconda della vostra scheda GPU.
Toglierà il rumore e genererà un file DNG copia del RAW, lavoreremo sulla nitidezza su questo.
Prima cosa mascheriamo dove dovrà agire la nitidezza (pulsante ALT premuto)
Poi diamo con il cursore nitidezza
Ci dobbiamo fermare quando vediamo che sul piumaggio inizia a vedersi della grana, direi almeno 55 punti, la foto sopra è sbagliata questa sotto è corretta.
Se non premete ALT non vedrete la grana che inserisce la nitidezza, tante foto sono sbagliate proprio per questo.
Il risultato è questo
Sembra che manca nitidezza, ma non sarà così alla fine della postproduzione.
Un ultima nota il raggio l’ho messo a 0,7 perché lavoro sul piumaggio di uccelli, questo può variare asseconda della conformazione delle piume, lavorate in questo caso su quelli fini, per quelle grandi nel caso si può fare un altro livello con raggio più grande in Photoshop e poi mascherare le aree con una maschera di livello.
Dettagli sempre a 100.
Facciamo apri e andiamo in Photoshop.
La prima cosa: Rimozione elementi indesiderati, composizione creiamo un livello e facciamo tutte le correzione del caso. E ritagliamo la foto per avere la composizione definitiva. In questo scatto non ce ne sono.
Adesso lavoriamo sul Colore/Saturazione, io uso il metodo LAB si può convertire o creare un oggetto avanzato e poi convertire il file per mantenere RGB nel progetto, scegliete voi, calcolate che ogni convezione raggruppa tutti i livelli. In questo caso farò oggetto avanzato così avremo tutti i livelli distinti, io mi sono creato delle azioni per fare rapidamente.
Come si lavora in LAB:
Si va in modifica e si sceglie converti profilo
Si sceglie nello spazio di destinazione LAB. Poi OK.
Si crea un livello di regolazione Curve
E si opera nei canali A e B rendendo la curva più ripida
Questo il risultato più saturo ma equilibrato.
Adesso daremo contrasto, ci sono molti modi, il più semplice, la Regolazione Valori Tonali, vediamo
Ho deformato un po’ l’immagine per spiegare
I triangoli nero e bianco ci danno l’estensione da 0 a 255 la parte bianca della curva ci dice dove sono le informazioni, in una foto così possiamo recuperare le informazioni portando i triangoli a contatto con la curva.
Ma non avremo un grande recupero sul contrasto invece spostando il cursore centrale si:
Questo il risultato.
Adesso dobbiamo decidere la risoluzioni di pubblicazione
Facendo Immagine > Dimensione Immagine
Ho scelto 5000px
Adesso do la nitidezza per finire la fotografia.
Creo un livello che unico CRTL+ALT+SHIFT+E
Imposto il metodo di fusione su Scurisci
Faccio; Filtro > Nitidezza > Nitidezza Avanzata
Qui vanno impostati i valori
Nella parte bassa li tengo impostati cosi:
E difficilmente li cambio
La parte alta la gestisco in funzione dell’immagine
Partendo dal fatto che sono sempre piume il Raggio lo metto a 0,7
Il Riduci disturbo a 3
Il Fattore lo regolo in funzione dell’immagine
Suggerimento: mettetevi con questa configurazione di visualizzazione, il pannello di fianco al punto di interesse del soggetto, (la testa) e la foto al 100%.
Mettendo e togliendo la spunta dall’anteprima potrete vedere al differenza sulla fotografia, 😉.
Questa è la situazione dei livelli in Photoshop:
Non è una cosa complicatissima.
Clicchiamo sul livello di sfondo con il destro e facciamo unico livello
Poi facciamo File > Salva con nome
Diamo il nome che preferiamo e lo salviamo nella cartella che ci fa più comodo. Io scelgo il formato .Tif, poi risalvo la fotografia per il web in formato .JPG a 8Bit con una risoluzione che mi fa più comodo potete diminuirla facendo il passaggio visto prima in Immagine > Dimensione Immagine.
Foto di partenza, già elaborata con metodo Colore LAB e soggetto normalizzato, da questa condizione si può scegliere di modificare il colore dello sfondo, questa foto è stata scattata nel periodo primaverile quando la vegetazione è molto rigogliosa e verdeggiante, al tramonto rimane una componente sull’acqua di questo colore, proviamo a virare sull’arancio e il rosso lo sfondo.
Primo Campione spostato verso le tonalità arancio.
Secondo Campione spostato verso le tonalità Rosse,
Terzo campione stessa cosa.
L’importante è scegliere i punti che vogliamo controllare, e regolare anche l’intervallo di tonalità, cosi da ampliare o restringere le tonalità su cui vogliamo agire.
La foto sotto è la foto finita, chiaramente è una forzatura, ma ci permette di capire come si può ottenere un effetto di questo tipo,
Il paesaggio naturale terrestre, cioè quello nel quale si trovano elementi naturali può essere rappresentare tanti tipi di fotografie, le montagne, le cascate, paludi, boschi, deserti….
Il paesaggio naturale marino, cioè quello che ritrae elementi naturali dove il mare è il soggetto principale.
Il paesaggio con elementi dove è presente l’intervento dell’uomo, cioè tutte le situazioni in cui anche se potrebbero essere foto naturali è presente un struttura edificata dall’uomo.
Il paesaggio notturno, cioè la fotografia che viene ripresa nelle ore notturne, vedi la fotografia delle paesi, città, ma anche quella di aree naturali dove è presente il cielo in evidenza con le stelle e la luna.
Ho scelto di suddividere la fotografia di paesaggio in questa quattro grandi aree perché è così facile anche poter arrivare a descrivere le varie tecniche di scatto.
Nella prima parte di questo scritto si è parlato in generale su la fotografia di paesaggio e di come impostare la fase di scatto adesso vorrei parlare di tecniche particolari prendendone una per una spero con una sequenza che sia di facile comprensione.
La fotografia di paesaggio naturale ci mette molto spesso di fronte a delle problematiche, per esempio scattare una fotografia tutta a fuoco quando c’è un elemento in primo piano e poi un soggetto molto lontano, fotografare una cascata con acqua in movimento volendo sfruttare al massimo l’effetto che questa può regalarci. Fotografare un zona dove è presente una grande differenza di gamma dinamica come può essere una zona con tante ombre molto scure e zone molto luminose. Fotografare in una zona boschiva o arida dove possiamo catturare particolari e texture che possono regalarci fotografie interessanti, già queste varianti ci danno la possibilità di raccontare alcune tecniche di ripresa molto interessanti, ne elenco qualcuna che penso debba essere patrimonio e che il fotografo naturalista debba padroneggiare abbastanza bene.
Il Focus stacking
La tecnica del Bracketing (manuale e automatico)
Tecniche di ripresa e esempi pratici
Postproduzione e sinergie tra le varie tecniche di ripresa.
Il Focus Stacking è una tecnica che permette tramite più scatti di realizzare una fotografia che ha al suo interno gli elementi o parte di essi completamente a fuoco anche quando la profondità di campo determinata dal diaframma non lo permette. Cosa significa, se io ho una fotografia con un soggetto in primo piano e uno nella zona di sfondo e li voglio entrambe a fuoco dovrò per forza di cose trovare il modo di realizzare una foto completamente a fuoco o più foto che poi saranno unite in postproduzione, questa ultima tecnica è il focus stacking, la ripresa in focus stacking può essere manuale o automatica. Per ripresa manuale, si decide quanti scatti fare in funzione dei piani che desideriamo a fuoco, potrebbero essere 3, ma anche 5 dipende dal diaframma usato e dalle distanze in gioco tra i vari elementi della fotografia, automatico, è una funzione della macchina fotografica noi decidiamo il punto di messa a fuoco e lei scatterà un numero di fotografie che noi impostiamo, lei muovendo il motore dell’autofocus, non tenendo conto dei soggetti, ma solo dell’intervallo che abbiamo impostato scatterà le fotografie. Il risultato è che avremo è un numero di fotografie con la stessa inquadratura, ma con zone di fuoco differenti. (il sistema automatico viene molto usato in macro fotografia per realizzare foto di insetti tutto a fuoco).
La parte di postproduzione…
Si aprono le fotografie selezionandole tutte insieme e portandole in Photoshop cosi che le avremo tutta aperte insieme in ACR (Adobe camera raw), meglio in Lightroom si selezionano tutte e sincronizzate e dopo lo sviluppo si aprono come livelli in Photoshop, suggerisco di non usare la fusione automatica dei livelli di Photoshop perché crea della maschere che molto spesso non garantiscono un buon risultato, invece quando abbiamo i livelli possiamo fare noi delle maschere cosi da portare in vista le aree che desideriamo siano visibili di ogni livello.
Il Bracketing dell’esposizione è una funzione della macchina fotografica perciò guardare il libretto delle istruzioni della macchia sicuramente aiuta, questo permette di scegliere un numero di fotografie che verranno scattate in automatico dalla macchina come minimo 3 ma possono essere 5,7, ecc.
In questo caso farà tre fotografie, un a 0, una a +1stp e una a -1stp.
L’importante di questa tecnica fotografica è capire la sua potenzialità e finalità e cioè sopperire alla mancanza di gamma dinamica delle macchine fotografiche, cosa significa, se scattiamo una fotografia al tramonto avremo per forza di cose necessita di poter vedere gli elementi non direttamente illuminati dal sole o in ombra, il bracketing dell’esposizione ci permette di avere fotografie con una luminosità corretta nelle varie aree, come si può capire possiamo anche in questo caso farlo in automatico vedi la figura sopra, decideremo il numero di fotografie e come dovranno essere esposte, o in manuale scegliendo noi come gestire i scatti. Se per la funzione automatica le cose sono veramente semplici una volta deciso il numero dei scatti e l’esposizione da dove iniziare a scattare si fa partire la sequenza e così avremo la serie di fotografie da elaborare.
Una nota importante come scegliere l’esposizione di scatto?
Quando abbiamo scelto di quanto sovra esporre e sotto esporre le fotografie abbiamo un’altra scelta importante da fare dove posizionare l’esposizione della prima fotografia, questo ci permette di avere delle fotografie che potremo fondere meglio, mi spiego meglio, l’esposimetro può leggere in quattro modi, se legge l’intero fotogramma avremo una media di tutte le aree, se legge in spot leggerà un punto del fotogramma, questo per dire che la fotografia del bracketing a più alta esposizione, cioè più luminosa sarà quella che dovrà essere esposta correttamente per le aree più in ombra, una volta compresa questa, come fare una volta fatta la lettura dell’esposizione con esposimetro a 0, aumentiamo il tempo di scatto fino ad avere una corretta esposizione questo farà in modo che si sposta di un certo numero di /3 di stop l’esposizione, vediamo quanti sono e sottraiamoli alla esposizione corretta. Cosa ci permette questa cosa, delle tre fotografie che scattiamo, una che ci deve garantire la lettura delle ombre, questa sarà la fotografia principale perché nel bracketing useremo le due con esposizione più bassa per recuperare le aree più luminose, facciamo un classico esempio se fotografiamo un tramonto contro luce, ma davanti a noi abbiamo una casa, la parte in ombra sarà nera, ecco noi dobbiamo fare in modo che la fotografia che più alta esposizione del bracketing ci permetta di vedere le zone in ombra, le altre foto diciamo 2 o 4 o 6 ecc…. Saranno tutte uno stop in meno di quella foto li. Diciamola ancora in un altro modo se inquadriamo il tramonto e mettiamo l’istogramma corretto per la parte in luce avremo sicuramente la parte destra della curva che spianata a destra.
A dir poco come questo istogramma qui sopra, dalla condizione in cui l’esposimetro è a zero dobbiamo aumentare il tempo di scatto fino ad avere un istogramma corretto, il valore in terzi di stop lo dobbiamo togliere dal bracketing, così da avere la fotografia più luminosa del nostro bracketing alla esposizione delle ombre. Come si chiama in un altro modo questa cosa compensazione dell’esposizione.
Chiudiamo con un ultimo considerazione se abbiamo deciso un braketing a tre fotografie e per avere le parti in ombra superiamo uno stop, significa che non potremmo avere le zone in ombra alla giusta esposizione, questo che significa, che per avere un bracketing che ci dia come risultato il recupero della gamma dinamica dell’intera fotografia quando nella inquadratura vediamo che la gamma dinamica è molto ampia per avere un recupero che funziona dobbiamo aumentare il numero degli scatti da tre a cinque, anche sette, se non nove, è qui che si passa al bracketing manuale.
Il Bracketing manuale è fondamentalmente utilizzato se la macchina non ti permette di impostare due cose un tempo maggiore di 30 secondi, oppure non ti fa scegliere un numero di scatti sufficienti a coprire la gamma dinamica, ragioniamo su questa cosa.
La mia inquadratura dopo aver impostato iso e diaframma per avere un istogramma corretto cioè esposto sulle ombre supera i 30 secondi.
La mia inquadratura dopo aver impostato iso e diaframma presenta delle aree in ombra completamente chiuse, senza dettaglio e delle zone di luce completamente bruciate, facendo un bracketing automatico la foto per le ombre è ancora illeggibile in queste, la foto per le luci continua a essere bruciata.
Nei due casi sovra esposti abbiamo bisogno di un bracketing manuale. Il classico esempio di bracketing manuale è la fotografia notturna dove ci sono zone completamente in ombra e zone delle luci completamente sovraesposte come impostiamo la fase di scatto il ragionamento è semplice viste le considerazioni precedenti, prima di tutto dobbiamo impostare ISO e diaframma in questo potrei usare un modo diverso mettiamo ISO e il tempo a 30 secondi e vediamo che diaframma avremo per poter leggere le ombre, se abbiamo l’istogramma vediamo quando questo sarà staccato da sinistra, se otteniamo un diaframma che è superiore di F4 siamo a cavallo, in alcuni casi anche F2.8 potrebbe andarci bene, dobbiamo solo essere sicuri della messa a fuoco e che le fotografie siano nitide. Cosa succede se invece il diaframma trovato o le fotografie non sono sufficientemente nitide o ancora scure, siamo costretti a fare dei scatti con tempi più lunghi, questo lo possiamo fare in B (Bulb) partendo o da 60 secondi o addirittura da 120 secondi.
Una volta trovato il punto d’inizio faremo tanti scatti fino ad ottenere la foto con più alta luminosità esposta per le luci. Potremmo arrivare anche a 17 fotografie partendo da 120 secondi per arrivare a una fotografia da 1/500 di secondo.
La parte di postproduzione…
Il bracketing ha molteplici modi per essere elaborato e portato ad una fotografia.
Uno semplice con due o tre fotografie per mezzo di maschere di livello e un pennello, o anche tramite delle selezione che generano maschere. La cosa si complica quando ci sono tempi lenti e movimento dei soggetti che compongono la fotografia, un esempio classico è il movimento delle barche nel porto in una fotografia marina, molti fotografi non risolvono questa cosa se si vedono tante fotografie con bellissimi bracketing, ma le barchette sono fantasmi in mare un trucco per questa cosa e fare delle fotografie correttamente esposte per fermare il loro movimento, alzando l’ISO e grazie alle maschere possiamo sistemare anche questo problema.
Cosa succede se la gamma dinamica impone un grande numero di fotografie, ci sono molti metodi per elaborare vediamone qualcuno.
Il primo sicuramente è tramite le maschere di luminosità, non entro nella parte di utilizzo anche perché il web è pieno di tutorial e video, importante è capire la filosofia utilizzare, in una fotografia ad alta gamma dinamica dobbiamo fondere le varie fotografie in modo da utilizzare le zone delle varie fotografie correttamente esposte, questo si ottiene tramite le maschere di luminosità. Ci sono delle azioni gratuite o dei pennellini che le creano, ma ci sono anche dei veri e propri plugin che fanno il lavoro sporco di fusione in modo buono, va comunque mantenuta una certa post produzione della fusione per avere il risultato finale.
Tecniche di ripresa e esempi pratici
Una cosa di cui ho parlato poco e come procedere allo scatto, all’atto della pianificazione è buona cosa specialmente quando si fa parecchia strada e si hanno pochi giorni se non ore, pianificare bene il nostro tempo, direi addirittura decidere già in fase di pianificazione le posizioni, per poi lasciare la scelta della composizione nella fase di montaggio attrezzatura.
Per questo scegliere in funzione dell’orario il posto dove fotografare, cioè decidere per ogni posto, se meglio alba o tramonto, controllare se per qualche motivo dovuto al meteo non si potrà scattare e mettere in programma una soluzione alternativo, scegliere tre punti compositivi (Gmaps/Earth), decidere la priorità, decidere inquadratura orizzontale, verticale, panoramica.
Un esempio pratico: tramite GEarth si può avere una visualizzazione tridimensionale del luogo, con la visualizzazione Street view si possono veder anche punti di ripresa.
Comprendere per le inquadrature scelte quale setup è necessario, mm obbiettivo, filtri, comprendere la gamma dinamica per i momenti scelti.
Capire se necessario focus stacking o/e bracketing.
Sequenza di montaggio, arrivati sul posto verifica condizioni, decidere se proseguire con il montaggio, partire dal mettere lo zaino in posto sicuro, montare il cavalletto, mettere in bolla la testa, controllare prima di montare la camera a mano libera la composizione, verificare punti nei dintorni, installazione della camera, verifica composizione e scatto di prova, montare holder filtri, verifica con polarizzatore, attenzione al cielo per macchie dovute a polarizzazione, se c’è acqua polarizzare l’acqua.
Decidere in funzione della composizione e della conformazione il tipo di GND. Controllare esposizione.
Decidere se montare ND e calcolare i tempi.
Predisporre lo scatto remoto.
Esempio:
Una classica passeggiata sera in inverno a Roma sul lungo Tevere ci permette di trovare una vasta gamma di composizioni sia dalla parte alta dei muraglioni che dalla sponda del Tevere. Una classica fotografia di Roma è da Ponte Umberto I qui si possono scattare sia fotografie con grandangolo che con teleobbiettivo, nella mia ultima uscita ho portato anche il 100-400 e ho scattato questa fotografia.
La fase di scatto, arrivato sul ponte non è semplice trovare posto, se si arriva una mezz’ora prima del tramonto è meglio, si piazza il cavalletto si livella la macchina, a questo punto si cerca la composizione che è un classico, la messa a fuoco sul ponte e poi in manuale, la lunghezza focale per questa composizione è 142mm, le impostazioni di scatto sono state ISO 100, F11, e una braketing di 9 scatti partendo da 30 secondi a scendere di uno stop per volta.
Suggerimenti quando si scatta con un teleobbiettivo, non si deve in nessun caso toccare la macchina, una volta impostata, si controlla con l’APP del produttore della macchina fotografica e si gestiscono i vari scatti con i tempi a scendere di stop in stop, 30sec, 15,sec, 8sec, 4sec, 2sec, 1 sec, 1/2sec, 1/4sec 1/8sec, 1/16sec.
La Post produzione per unire i Raw utilizzo un plugin che facilita enormemente il lavoro di post produzione, è il Blending v2.1 del TM panel
Ma andiamo per step cosi come procedo.
Aprendo in Bridge la cartella che contiene i raw li seleziono tutti e poi faccio tasto destro cosi:
E poi apri in Camera raw. Questo sarà il risultato:
Avremo a sinistra tutti i files prendo come foto master il file che ha istogramma diciamo piu corretto, poi tenendo premuto SHIFT seleziono il più scuro e poi il più chiaro, cosi da avere tutti i files selezionati:
A questo punto scelgo il profilo NEUTRO, e poi regolo esposizione in modo da avere un file abbastanza de contrastato, con ombre aperte e bianchi recuperati, flaggo la correzione dell’ottica, e della rimozione dell’aberrazione cromatica, tutti gli altri parametri sono a zero non con le impostazioni di default di Camera Raw.
A questo punto faccio Apri, si aprirà photoshop e avremo tante schede aperte per tanti file raw che avevamo in Camera Raw, qui utilizzeremo il plugin Bending v2.1 la prima funzione servirà a riunire tutti i files in un’unica scheda mettendoli in ordine
Troveremo perciò questa situazione:
Tutte le schede saranno raggruppate in una scheda soltanto con i file messi su livelli in ordine dal più chiaro al più scuro. A questo punto sempre tramite il plugin blending v2.1 faremo la l’unione dei vari livelli con le esposizioni a diverse luminosità (il plugin come vedete nell’immagine sopra seleziona tutti i livelli e questa cosa deve essere sempre mantenuta mentre lavora)
Cliccando su Blending Options potremo scegliere quale lavoro farà il plugin:
Io scelgo sempre tutte e quattro le spunte poi eliminerò i livelli che non mi ritornano utili nella fase di postproduzione. Clicchiamo su Process Selected Layers, questa fase è un po’ più lunga perché il plugin elabora la fusione tra i vari livelli restituendoci della azioni da fare. La prima è il controllo della esposizione del SDR.
Questa è la condizione come vedete l’istogramma nel campo SDR può essere recuperato utilizzando lo slide Esposizione
Il risultato è un miglioramento della luminosità generale della fotografia, non sono necessari altri interventi e si preme OK. A questo punto si riaprirà Camera Raw e adesso potremo lavorare sulla fotografia come fosse un Raw, per quanto mi riguarda in questa fare opero controllando ancora l’istogramma. Regolando l’esposizione e controllando il contrasto dell’immagine tramite la curva.
Dopo aver fatto questi controlli sull’immagine procedo con OK.
Il risultato saranno una serie di livelli il primo che consideriamo è quello denominato “Blend – ACR Finalize”, questo vede il Filtro Camera Raw, sul quale abbiamo operato il recupero di Esposizione, e la curva per il contrasto, su questo Filtro possiamo sempre operare delle correzioni. Poi abbiamo il Livello “Blend Color Split” questo opera un ottimo recupero dei colori della fotografia.
Prima:
Dopo:
Ma come si vede chiaramente la parte del Cielo è particolarmente scialba in questo livello, perciò creiamo una maschera per non applicare tale intervento sul cielo.
Tenendo permuto il tasto ALT creaiamo la Maschera.
Come si vede il cielo adesso mantiene la sua componente di colore.
Vediamo adesso il livello Gotham Mood, se possiamo avere un miglioramento di questa fotografia.
Prima
Dopo
Per come interviene sulla fotografia aumentando molto la luminosità, io applico una nuova maschera che esclude il cielo anche in questo caso, ma ho già in mente un’altra regolazione per restituire all’immagine una componente di contrasto presente nella scena reale.
Il contrato lo gestiamo controllando per mezzo della regolazione Valori Tonali come la luminosità si sviluppa nella scena, come vedete la parte di ombre e di luci ha della aree dove non ci sono informazioni, spostando i triangoli e portandoli a contatto con l’inizio della curva restituiamo contrasto a tutta la scena.
Ci sono degli interventi su questa fotografia che desidero fare il primo avere un cielo più interessante, lo ottengo aumentando la saturazione solo per il cielo, mascherando la parte del primo piano.
Vorrei anche intervenire su la zona a sinistra della fotografia dove ci sono zone di blu che non mi convincono.
Con una regolazione tonalità e saturazione mascherata nera sul blu e ciano completamente desaturata spennello sulle aree che voglio correggere, i tetti.
Prima
Dopo
Maschera
A questo punto si può dire che la fotografia sia finita, ci sono delle cose che ancora mancano, eliminazione elementi di disturbo, la Gru, il filo che attraversa la parte bassa in acqua, creo un livello unico con CTRL+SHIFT+ALT+E
Tramite lo strumento rimuovi passo sul filo, come sopra, e sulla gru come sotto, in più step
Con il pennello clone tolgo l’alone dal cielo e sistemo la cupola.
Questo è il risultato, adesso do un po’ di nitidezza alla fotografia prima del salvataggio, creo un livello con oggetto avanzato. E apro il Filtro Camera Raw, vado nella finestra dettagli e provvedo cosi, metto lo slide dettagli a 100, tenendo premuto ALT sposto lo slide della mascheratura in modo tale da vedere dove applicare la nitidezza, lo stesso faccio per il raggio con il tasto ALT premuto vedo a quali dettagli applico la nitidezza, più sono fini più dovrà essere piccolo il raggio, in fine la nitidezza con questo slide si determina il fattore di intervento.
Questo è il risultato, la postproduzione per quanto mi riguarda su questa fotografia si ferma qui, è chiaro che si possono fare ulteriori interventi creativi secondo le nostro gusto, Dodge and Burn, Orton e Glow, eventuale Vignettatura.
La fotografia finita secondo la mia interpretazione, cliccando sull’immagine si apre il file sul web
Questa guida ha lo scopo di mostrare come realizzo i miei scatti e come interpreto questo genere fotografico, presto aggiungerò un esempio relativo alle paesaggio marino, dove l’utilizzo i filtri.
Il fotografo di ritratto è sicuramente quello che ha una grande sensibilità, direi che come tutti i fotografi dovrà si avere le conoscenze tecniche e una buona dose di creatività, ma la sua caratteristica più importante è la capacità di gestire il rapporto con il soggetto chiunque esso sia, difronte avrà sicuramente persone differenti, con differenti sensibilità e caratteristiche ancora differenti, sensibilità emotive, proprio la capacità del fotografo nel saper interpretare queste sensibilità, trovare il punto d’ingresso per poter arrivare a stabilire quella connessione per poter rappresentare la persona, comprendere come mettere a proprio agio, queste sono le caratteristiche che fa in modo che le fotografie siano un momento emozionante di crescita e che nelle stesse il soggetto si ritrovi rappresentato.
Cosa serve per poter realizzare fotografie di ritratto, potrei dire che basta la macchina fotografica qualunque essa sia, infatti la fotografia di ritratto è tecnicamente semplice da ottenere, qualsiasi sia lo strumento tecnico che abbiamo a disposizione, poi certo per avere fotografie con particolari caratteristiche è necessario avere attrezzature specifiche.
Qual è la fotografia che piace a me, se dovessi scegliere tra le mie fotografie di ritratto sceglierei queste:
Mi piacciono le fotografie che ritraggono i volti delle persone, nelle quali posso sentire la loro essenza, o l’essenza che ci ho trovato io…
I generi della fotografia di ritratto sono moltissimi, non farò una lista perché solo a pensarci me ne vengono al meno una decina se non di più, perciò vorrei concentrarmi su un aspetto che è più interiore al fotografo, per capire qual è il proprio genere o meglio come trovare il proprio genere fotografico.
Scoprire il proprio genere fotografico è un viaggio personale e può richiedere tempo ed esplorazione. Ecco alcuni passi che potrebbero aiutarti a individuare il tuo stile unico nella fotografia di ritratto:
Rifletti sui tuoi interessi personali: Chiediti quali sono gli argomenti che ti appassionano di più. Potrebbe essere la natura, la moda, la cultura, o qualsiasi altra cosa. Identifica ciò che ti emoziona di più e considera come integrarlo nei tuoi ritratti.
Esplora diversi stili: Sperimenta con vari approcci fotografici. Prova a scattare ritratti in ambienti differenti, gioca con l’illuminazione, sperimenta con la post-produzione. Questa fase sperimentale ti aiuterà a scoprire cosa ti piace di più e cosa ti consente di esprimere meglio il tuo punto di vista.
Osserva il lavoro di altri fotografi: Analizza il lavoro di fotografi famosi o anche di quelli emergenti. Chiediti quali immagini ti colpiscono di più e cosa apprezzi in esse. Ciò ti aiuterà a comprendere meglio i tuoi gusti e le tue preferenze.
Ascolta le tue emozioni: Chiediti come vuoi che le persone si sentano quando guardano i tuoi ritratti. Se vuoi trasmettere gioia, serenità, drammaticità o qualsiasi altra emozione, cerca di incorporare questi sentimenti nelle tue immagini.
Sii consapevole del tuo stile unico: Ogni fotografo ha un modo unico di vedere il mondo. Osserva le tue foto passate e cerca di individuare dei pattern o elementi ricorrenti. Questi possono essere la tua firma fotografica.
Fai esperienze fuori dalla tua zona di comfort: A volte, sperimentare nuovi stili o soggetti può portare alla scoperta di passioni inaspettate. Non aver paura di allontanarti dalla tua zona di comfort.
Partecipa a workshop e corsi: Unisciti a workshop o corsi di fotografia. L’interazione con altri fotografi e l’apprendimento di nuove tecniche possono ispirarti e aiutarti a sviluppare il tuo stile.
Sii paziente e aperto al cambiamento: Il tuo stile fotografico potrebbe evolversi nel tempo. Sii aperto a nuove influenze e cambiamenti nel tuo modo di vedere la fotografia di ritratto.
Ricorda che trovare il tuo genere fotografico è un processo continuo. Sperimenta, impara da ogni esperienza e, soprattutto, divertiti nel percorso di esplorazione della tua creatività.
Adesso passiamo all’analisi di ciò che veramente può cambiare l’aspetto della fotografia e cioè, l’obbiettivo fotografico.
La scelta dell’obiettivo fotografico dipende in larga parte dal tipo di ritratto che desideri scattare e dallo stile che preferisci. Ecco alcuni tipi di obiettivi comunemente utilizzati nella fotografia di ritratto:
Obiettivo a Lunghezza Focale Fissa (50mm, 85mm, 105mm): Gli obiettivi con lunghezza focale fissa sono popolari per i ritratti perché offrono aperture più ampie, consentendo di ottenere uno sfondo sfocato (effetto bokeh) che mette in risalto il soggetto. Gli obiettivi 50mm e 85mm sono particolarmente amati per i ritratti.
Teleobiettivo (70-200mm): Gli obiettivi teleobiettivo consentono di catturare dettagli ravvicinati senza essere troppo vicini al soggetto. Sono ideali per i ritratti ambientati o quando desideri comprimere lo sfondo.
Obiettivo Grandangolare (24mm – 35mm): Se vuoi includere più dell’ambiente circostante nel ritratto, un obiettivo grandangolare può essere utile. Tuttavia, fai attenzione a non distorcere eccessivamente le proporzioni del viso.
Obiettivo Macro: Perfetto per i ritratti ravvicinati, specialmente per catturare dettagli come occhi o tratti del viso in modo estremamente dettagliato.
Obiettivo Pancake: Leggero e compatto, è ideale per ritratti di viaggio o situazioni in cui vuoi mantenere un profilo discreto.
Obiettivo con Ampia Apertura (f/1.2 – f/2.8): Gli obiettivi con aperture ampie consentono di gestire bene le condizioni di scarsa illuminazione e di ottenere un effetto bokeh pronunciato.
Scegliere l’obiettivo giusto dipende anche dalla distanza fisica tra te e il soggetto. Ad esempio, un obiettivo 85mm ti permette di mantenere una certa distanza, ideale per ritratti più intimi senza essere troppo invadente.
Ricorda che non c’è un obiettivo “migliore” assoluto, ma piuttosto una scelta che si adatta al tuo stile, alle tue preferenze e al tipo di fotografia di ritratto che desideri realizzare. Spesso, i fotografi di ritratto hanno più di un obiettivo nel loro kit per adattarsi a diverse situazioni e stili.
Io ho come obiettivo per i ritratti un 85mm f1.8, ma ho usato anche un 24-105 F4, molto dipende dalla distanza e dall’inquadratura che si vuole ottenere.
La gestione della luce
Direi che la gestione della luce è tra i fondamenti nella fotografia di ritratto, la ricerca di situazioni naturali ci porta a una ricerca che è frutto anche dell’idea di ritratto che abbiamo in mente, del contesto che abbiamo pensato. Questa breve descrizione aprirebbe il mondo delle possibilità, penso sia al fotografo che tramite la sua creatività debba svilupparla e trovare la sua espressione.
Invece c’è un campo che è diciamo è più tecnico, o meglio che prevede delle tecniche di illuminazione, cioè l’uso di illuminazione artificiale:
Luce Continua:
Pannelli LED e Lampade continue: Offrono una fonte di luce costante e sono ideali per i ritratti in studio o in ambienti controllati. Consentono di vedere esattamente come la luce colpisce il soggetto in tempo reale.
Flash Strobe:
Flash da Studio: Sorgenti di luce ad alta intensità che emettono una breve scarica luminosa. Possono essere utilizzati in studio per controllare la luce e creare effetti specifici.
Flash Speedlight (o flash esterno): Portatili e versatili, sono spesso utilizzati on-camera o off-camera. Possono essere sincronizzati con il fotocamera per catturare momenti dinamici.
Softbox:
Accessorio che si monta davanti a una luce continua o a un flash per diffondere e ammorbidire la luce. Riduce le ombre dure, creando una luce più uniforme e delicata.
Ombrelli Fotografici:
Ombrelli riflettono o diffondono la luce per creare un’illuminazione più uniforme. Possono essere utilizzati con luci continue o flash.
Ring Light:
Un anello di luci LED che circonda l’obiettivo della fotocamera. Produce una luce uniforme e priva di ombre, spesso utilizzata per creare riflessi circolari negli occhi dei soggetti.
Honeycomb Grids:
Accessorio che si attacca alla testa del flash o alla luce continua per concentrare la luce in un’area specifica, creando un effetto direzionale senza dispersione.
Riflettori:
Superfici riflettenti, spesso bianche o argentate, utilizzate per riflettere la luce sul soggetto e ridurre le ombre. Possono essere posizionati in diverse angolazioni per modellare la luce.
Gel Colorati:
Sottili fogli di plastica colorati applicati alle luci per modificare il colore della luce. Possono essere utilizzati per creare atmosfere specifiche o compensare tonalità indesiderate.
La scelta del sistema di illuminazione dipende dallo stile del ritratto desiderato, dal luogo di scatto e dalla disponibilità di attrezzature. L’uso sapiente di questi sistemi consente al fotografo di modellare la luce in modo creativo, aggiungendo profondità e carattere ai ritratti.
Concludo questo mio articolo con una fotografia:
La fotografia di ritratto per quanto mi riguarda è l’interpretazione di una emozione vissuta tra due umani.
Questo accessorio fa seguito a quanto ho scritto nell’articolo relativo al treppiede che potete leggere QUI.
Dopo aver provato senza diciamo anche per una mancanza sulla testa a due vie Sunwayfoto DT-03 della livella a bolla ho deciso di sostituire la mezza sfera di livellamento del mio treppiede con una che sia dotata di livella.
Dopo aver guardato molti articoli:
Sunwayfoto TA-75LBP
Leofoto YB-75MP
NEEWER GM004
3 Legged Thing 75mm Half Bowl
FLM HB-75
Ho scelto la EVUMO B75M, anche se la Leofoto YB-75M penso sia ottima, il motivo della mia scelta è che il treppiede ha come altezza quando tutto aperto di 10cm e questo adattatore è si corto ma ha una maniglia di serraggio che può essere estesa e permette un utilizzo più semplice. Il montaggio sul treppiede è perfetto stabilità assoluta, non ho mai avuto un treppiede cosi solido.
Conclusione, soddisfa completamente quello che mi serviva, se proprio devo trovare una cosa riguarda l’angolazione massima alla quale posso inclinare la semi sfera che per forza di cose ha un limite nel caso il movimento tenda ad abbassare la semisfera dalla parte della livella a bolla montata su di essa, il limite costruttivo dei 20° ma basta ruotare il corpo della semisfera nell’alloggiamento e può raggiungere angolazioni più elevate, stiamo parlando sempre di condizioni estreme.
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